I due ufficiali di macchina ucraini Dmytro Savinykh, 44 anni, e Oleksandr Maltsev di 43 anni, arrestati ieri per l'omicidio del comandante della nave Msc Giannina Yurii Kharytonov, 54 anni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere di fronte al pubblico ministero Marcello Maresca che li ha interrogati nel carcere di Marassi.
I due, d'accordo con i loro avvocati Ruggero Navarra e Fulvia Nari, prima di rispondere vogliono conoscere gli atti delle indagini per cui il pm è giunto alla decisione di chiedere ai poliziotti della squadra mobile e della Polmare il fermo per il reato di omicidio volontario.
I due ufficiali di macchina del cargo Msc Giannina sarebbero stati fermati perchè, oltre a essersi più volte contraddetti durante gli interrogatori, parlando fra di loro nelle cabine, avrebbero tradito il fatto di essere coinvolti nell'uccisione e la sparizione del comandante. Infatti, nelle cabine dei due sospettati e in altri locali del cargo, i poliziotti della scientifica durante i sopralluoghi hanno installato microspie per ascoltare le loro conversazioni e quelle degli altri membri dell'equipaggio.
Dalle parole dei due ufficiali è emerso che avrebbero mentito dicendo di non essere a conoscenza di che fine avesse aveva fatto il comandante. Il particolare che Kharytonov possa essere stato prima aggredito e poi gettato in mare viene confermato anche dalla sua maglietta sporca di sangue rinvenuta sul pontile dove potrebbe essere stato ucciso. Il dna ha confermato peraltro che si tratta del sangue del comandante. Non ci sono ancora indicazioni sulla natura delle macchie sulle tute dei due fermati.
Il comandante "è stato ucciso nel corso di una colluttazione", secondo il pm. Sono diversi gli indizi che hanno portato all'arresto degli ufficiali. In primo luogo "il rinvenimento - si legge nel decreto - di varie tracce di sostanza ematica a bordo della nave, in vari luoghi frequentati dallo scomparso e dai predetti ufficiali". Secondo gli inquirenti, inoltre, gli ufficiali avrebbero "taciuto circostanze fondamentali circa gli eventi strettamente precedenti la scomparsa del comandante", avendo "un pesante coinvolgimento personale in detta sparizione".
Il movente del delitto, per gli investigatori, potrebbe essere stata la minaccia di provvedimenti disciplinari che il comandante voleva prendere a seguito di due avarie al motore della nave. Il litigio sarebbe stato raccontato da alcuni membri dell'equipaggio e nascosto dai due ufficiali. Infine le intercettazioni ambientali: i due vengono ascoltati mentre si mettono d'accordo sulla versione da fornire agli agenti prima di essere interrogati nuovamente.
Il comandante è scomparso fra le 22 del 19 ottobre e le 4 del giorno dopo mentre la nave, partita da Gioia Tauro, navigava in mare aperto davanti alle coste campane in direzione di Genova. L'ultima volta Kharytonov è stato visto in vita durante la cena con il vice comandante alle 18, un'ora dopo il suo turno di lavoro nella plancia di comando. Poi si sa solo che alle 19 era nella sua cabina. Gli inquirenti hanno scoperto che fra le 3 e le 4 di notte la nave si è fermata due volte. Si ipotizza che il comandante si possa essere recato in sala macchine a chiederne le ragioni ai due macchinisti. Lì deve essere nata una discussione che sarebbe poi degenerata nell'omicidio.
porti e logistica
Comandante scomparso sul cargo, gli arrestati non rispondono al pm
Arrestati con l'accusa di omicidio volontario
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