Neanche un anno fa il progetto del recupero di un antico vitigno a Coronata sembrava a qualcuno pura follia. La prima vendemmia utopia. Oggi invece è realtà grazie al progetto dell’ufficio diocesano Migrantes e dell’orto Collettivo di Genova che ha riscoperto la Bianchetta e la terra grazie a delle braccia nuove: quelle dei migranti accolti in città.
Si vede il mare da lassù, da quel pezzo di terra scosceso tra le colline, strappato letteralmente al degrado, all’incuria e ora trasformato in ordinati filari del bianco di Coronata, la ‘Bianchetta’ recuperando, così, un’antica tradizione enologica della Valpolcevera.
La terra, la vite, il vino, i popoli. Simboli che si intrecciano alla realtà che raccontano storie di una terra che si è stati costretti a lasciare e di un’altra che accoglie, una terra dove forse mettere radici, dove poter lavorare, godere del frutto del proprio lavoro, ritrovare un’identità.
“Il grande progetto era quello del vino anche se molti di loro sono mussulmani e il vino non lo bevono ma hanno compreso l’importanza della tradizione per noi, di recuperare antichi vitigni di oltre 150 anni” così don Giacomo Martino responsabile dell’ufficio Migrantes della Diocesi di Genova. Lui che è il "papà" di questo progetto e più in generale del campus che sorge a Coronata. Lui che racconta due giorni di vendemmia con entusiasmo e con un sorriso dice “Non so quante bottiglie riusciremo a fare ma per noi è già un successo”.
Musica in sottofondo, sorrisi, voci concitate che vengono da lontano, e mani che lavorano che stringono quei grappoli che hanno il gusto della vita. Quindici ragazzi al mattino e dieci al pomeriggio e un contadino, il ‘maestro degli orti’, ecco la squadra che ha riportato alla luce la Bianchetta di Coronata.
La descrizione più azzeccata di questi ragazzi? Don Giacomo cita il contadino, colui che per loro è stato maestro: “La cosa più bella è che nonostante l’estate e il caldo questi ragazzi hanno l’entusiasmo di lavorare cantano, scherzano, sudano, sono contenti perché sentono di realizzare qualcosa”.
Lo scrittore francese Stendhal provò la Bianchetta in un suo soggiorno ligure e ne fu così colpito da citarlo nel suo ‘Viaggio in Italia’ e tra quelle colline guardando il mare e questi ragazzi al lavoro, ascoltando le loro risate viene da pensare che questa sarà la vendemmia migliore non solo per loro ma anche per la città perché sa d’amore, di accoglienza, di speranza.
cronaca
La prima vendemmia della 'Bianchetta' dei migranti, grappoli che sanno di futuro e speranza
A Coronata sulle alture di Genova recuperato un antico vitigno
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