
Con la prima sala, si conoscono gli strumenti del 'pensiero magico', con la collezione esoterica Pio Breddo. Nella seconda si materializzano, in forme artistiche, le immagini di "Dee, spiriti e creature femminili" presenti nel pantheon delle accusate. Nella terza fragranze erboristiche illustrano le competenze fitoterapiche delle "dominae herbarum". Nella quarta c'è l'invenzione della strega diabolica e il processo di Triora con una voce narrante che ricorda le torture per estorcere confessioni. "Qui, testi antichi di esperti demonologi attestano la premeditazione nel colpire i devianti", dice Alberti.
Triora è considerato il paese delle streghe per la tragica storia del borgo che tra il 1585 e il 1587 subì una grave carestia, a cui si attribuì la colpa alle streghe. Iniziò uno dei più feroci processi alle streghe in Italia. Il Parlamento locale, in accordo con il Consiglio degli Anziani e il benestare del Podestà, stanziò 500 scudi per il processo, creando un proprio tribunale dell'inquisizione locale. Tredici donne provenienti dalla zona più povera del paese, furono arrestate e rinchiuse in case private trasformate in prigioni.
Accusate di aver provocato la carestia, di contatti con il Demonio e di cannibalismo su bambini del luogo, nel corso del processo, che coinvolse anche un ragazzino, furono sottoposte a violente torture, costrette a confessare crimini e a fare i nomi dei complici con nomi anche di 'matrone'. Processo e persecuzioni durarono alcuni anni, poi Doge, vescovo e inquisizione ordinarono la fine del processo il 23 aprile del 1589 dopo molte morti innocenti.
IL COMMENTO
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