Un incontro con Papa Francesco, durante la messa nella chiesa di Santa Marta a Roma, per un momento di raccoglimento e preghiera. Ricorderanno così le loro ragazze, i genitori delle sette vittime italiane dell'incidente del bus in Catalogna dove rimasero uccise 13 studentesse in Erasmus. Un anno esatto da quella strage, il 20 marzo 2016, che costò la vita anche a una genovese, la 23enne Francesca Bonello.
Una tragedia che non è stata senza frutti. In Spagna, dopo una prima clamorosa archiviazione, è stato accolto il ricorso delle famiglie e riaperto il processo nei confronti dell'autista del pullman, che dovrà essere interrogato. Le famiglie hanno costituito un'associazione, 'Genitori generazione Erasmus', per avere leggi uniformi in tutta Europa sulla sicurezza degli studenti in mobilità. Poi ci sono le borse di studio, finanziate dalla Regione e intitolate a Francesca, su progetti nell'Africa sub-sahariana, dove lei era stata come volontaria.
Domenica le famiglie hanno incontrato la ministra dell'istruzione, Valeria Fedeli: "Era doveroso e importante aprire il Ministero anche in una giornata non lavorativa, per incontrare le famiglie delle ragazze italiane tragicamente scomparse un anno fa in un incidente stradale in Catalogna durante il periodo dell'Erasmus - ha detto - Da parte del Governo c'è il massimo dell'impegno affinché le studentesse e gli studenti che vivono una esperienza importante come l'Erasmus possano farlo sempre in sicurezza".
"Porrò al Consiglio europeo dell'Istruzione di maggio il tema di come dotarci di regole di sicurezza condivise, comuni per tutte le Università che ospitano l'Erasmus. Quando permettiamo ai nostri figli di partecipare a questo progetto, li affidiamo alle istituzioni estere anche quando vivono fuori dall'università. Sono necessarie regole stringenti affinché quanto avvenuto un anno fa non avvenga mai più", ha concluso.
"In ricordo di Francesca Bonello, d'accordo con la sua famiglia, abbiano deciso di investire e promuovere i progetti in cui la nostra studentessa di Medicina credeva e operava concretamente, in particolare quelli a favore dei Paesi più poveri, nel settore della Cooperazione internazionale allo sviluppo per l'Africa, e per agevolare il programma Erasmus per studi all'estero". Così Paolo Comanducci, rettore dell'Università di Genova, ricorda a un anno dalla scomparsa la studentessa genovese vittima dell'incidente stradale sul bus in Catalogna durante il programma Erasmus per studenti all'estero.
Il sito dell'Università di Genova è listato a lutto con un fiocco nero per ricordarla. "Ci sono state tante iniziative per ricordare Francesca, ma l'opinione mia, condivisa con la famiglia, è quella di continuare le iniziative alle quali lei teneva molto - spiega Comanducci - Francesca credeva nel programma Erasmus, perché andare all'estero favorisce la crescita esistenziale degli studenti, non solo per il lavoro. Credeva nei progetti di cooperazione e sviluppo, perché era impegnata nell'aiuto ai paesi più poveri, soprattutto per l'Africa. Per questo l'Università di Genova ha rilanciato il programma Erasmus aumentando i contributi agli studenti e con borse di studio dedicate alla cooperazione internazionale, in nome di Francesca. Il tragico incidente in Spagna poteva accadere in qualunque situazione, non deve spaventare le famiglie degli studenti che vogliono studiare all'estero".
cronaca
Un anno fa la strage del bus Erasmus, i genitori di Francesca incontrano il Papa
La ministra Fedeli: "Impegno per regole di sicurezza comuni"
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