Lo scontro fra il Comitato Dop Taggiasca e il Comitato Salvataggiasca si inasprisce ora che il primo ha avviato l'iter per il riconoscimento della denominazione di origine "Taggiasca", forte delle firme di 1.251 aziende che rappresentano circa 2.400 ettari di terreno coltivato a olive a Imperia e Savona. "Parlare di numeri è relativo - scrivono gli oppositori, il Comitato Salvataggiasca -. Cosa rappresentano 2.400 ettari di uliveto taggiasco di fronte ai 7.000 coltivati o ai 13.000 totali? E 1.251 aziende a fronte delle 7.000 e più imprese presenti sul territorio? Chiediamo come si possa portare avanti un progetto di Dop che prevede la cancellazione/sostituzione della cultivar, un brand per il territorio del valore di 70 milioni di euro annui".
Il timore è che la nascita della Dop "Taggiasca" comporti automaticamente il cambio del nome della varietà oliva taggiasca, usato sul territorio, trasformandolo - era l'idea lanciata l'anno scorso dal Comitato Dop Taggiasca - in oliva giuggiolina. Ipotesi contro cui si erano da subito schierati gli aderenti al Comitato Salvataggiasca. "Ribadiamo che il Comitato Salvataggiasca vuole sviluppare una Dop, volontaria e condivisa, senza sostituzione di cultivar, in grado di tutelare e garantire gli interessi precostituiti" conclude il Comitato. La richiesta della denominazione di origine nasce dalla volontà di tutelare la produzione e fare in modo da evitare che possa avvenire in altri territori o oltre zone d'Italia, ma se l'obiettivo di legare la produzione al territorio, le posizioni sono distanti.
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