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Il portavoce pentastellato su referendum, elezioni e servizio pubblico tv
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Giornata genovese per Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e uomo di punta del Movimento 5 Stelle nazionale. Una visita, la sua, all'insegna dei temi ambientali: prima in Valbisagno sul contestato cantiere dell'area ex Boero, poi in via Fereggiano per la commemorazione delle vittime dell'alluvione. Quindi il pranzo con Beppe Grillo e gli attivisti a cinque stelle. Nell'intervista a Primocanale condotta dal direttore Giuseppe Sciortino ha parlato anche di referendum, servizio pubblico televisivo ed elezioni comunali nel capoluogo ligure.

Di Maio, oggi è nella città da cui è partito tutto col Movimento 5 Stelle, dove ci sono le radici di Grillo e Casaleggio - Sì, Genova è una città molto importante per noi, quella dove Beppe Grillo ha iniziato questo percorso. Io faccio parte del Movimento dal 2007 e da allora è sempre stato dato per spacciato, ciclicamente. Poi hanno capito che non sarebbe morto così facilmente e da un paio d'anni hanno iniziato a fare leggi per impedire a cittadini di scegliere i propri rappresentanti: pensiamo all'abolizione delle province, alle liste bloccate dell'Italicum. Hanno capito che non possono abbatterci, quindi provano ad abbattere il consenso intorno a noi impedendo ai cittadini di mandarli a casa. 

Oggi è stato anche in piazza Terralba, una zona duramente colpita dall'alluvione, e sul Fereggiano per la commemorazione di quella tragedia. Lei sa, perché conosce la storia del nostro Paese e della comunicazione, che Primocanale porta avanti una bataglia per il servizio pubbl regionale. Ma voi siete contro i contributi all'editoria. Come mettere insieme questi due aspetti? - Noi stiamo facendo una battaglia anche a livello nazioanle. Il servizio pubblico deve garantire al cittadino un certo tipo di informazione. Non vorrei, però, che riconoscerlo a emittenti private si prestasse ad abusi. La Rai va messa a posto, magari eliminando alcuni canali che non sono più necessari per consentire ad altre tv private di trasmettere. Ma ciò che è pubblico è pubblico e ciò che è privato a privato. Dare un finanziamento ai privati potrebbe generare abusi

Però ci sono televisioni, come la nostra, che sono sempre in prima linea quando c'è bisogno di informare i cittadini. Questo non è servizio pubblico che andrebbe riconosciuto? - Certo, ci sono tv che sanno lavorare. Quello di cui parla lei è la cronaca, e quello fa la differenza nel momento in cui la tv è più organizzata. Ma il servizio pubblico per me è un'altra cosa: garantire l'accesso a servizi culturali, diffondere progetti che non fanno business. Voi dovete stare sul mercato e competere con la realtà pubblica. 

Referendum. Voi siete per il no: perché? - Questa legge non era in nessun programma elettorale, come la riforma delle Province. Poi hanno fatto italicum, in cui entra il 70% di capilista bloccati. Ora, con la riforma, ci impediscono di votare per il Senato. Per noi è un diritto in meno e per loro un privilegio in più: gli amministratori entrano in Senato e possono votare proprio su quei servizi che hanno già massacrato a livello locale. Oggi a Genova ho visto in piena zona rossa la costruzione di un centro commerciale, con scavi per un parcheggio, proprio dove passa uno dei tanti torrenti. Questa roba l'hanno fatta gli amministratori locali. Questa gente la mandiamo in senato e gli diamo anche l'immunità parlamentare?

Se dovesse vincere il no, dice Renzi, si ferma il paese per altri 20 anni e c'è da aspettarsi una rivoluzione nel Pd. D'altra parten se dovesse vincere il sì, verrà messa in atto una riforma costituzionale che cambierà il Paese. Se dovesse vincere il no quale sarà il vostro atteggiamento? - Questo è un movimento che si evolve continuamente, non so dirlo con precisione. È un referendum importante perché, votando no, bocciamo la teoria politica per cui negli ultimi 4 anni abbiamo avuto tre governi di scopo mai passati per elezioni. Dopo abbiamo capito che scopo avessero: fare le riforme che non hanno risolto i problemi ma hanno dato più potere a chi li ha creati. Se vincerà il no, voglio che si vada a votare il prima possibile. I cittadini non ne possono più. 

E voi sareste disponibili per governi scopo? - Ho già detto chiaramente che non lo siamo. Crediamo nel fatto che il prima possibile si debba dare la parola agli elettori. Se vincerà il No, chiederemo a Presidente della Repubblica di andare a votare.

Se invece dovesse vincere il Sì, sarebbe ancora più importante la scelta di un sindaco, che poi potrebbe diventare senatore. Quale sarebbe il criterio per la scelta, ad esempio per il candidato di Genova? - A maggio ci saranno le elezioni amministrative in tutta Italia, Genova è una città molto importante per noi come lo sono altre. Ogni città sceglierà col suo metodo. A Roma c'è stata una votazione online, a Torino si è scelto internamente. Non so ancora quale sarà il metodo. Una cosa è certa: noi a Genova ci saremo. E il gruppo di Genova troverà il metodo che più aderisce alle asigenze. Ad esempio per le regionali in Sicilia il metodo si troverà, ma potrebbe essere diverso da quello visto in Liguria.

Nel Movimento 5 Stelle è in corso un confronto per la scelta del candidato. Genova la vede più vicina a Torino o Roma? - Non lo so dire. Ma sarà una delle città in cui il Movimento Cinque Stelle potrà ambire a governare.

Che peso ha Beppe Grillo a Genova? - Proprio Genova dimostra che Beppe Grillo non è una persona che interferisce. Quando sono stato eletto alla Camera non l'ho neanche sentito. In questi anni ha dimostrato di voler stare fuori dalle dinamiche di gruppo. Se a Genova si individueranno le regole per un candidato, Grillo dovrà solo garantirne il rispetto.