cronaca

Spesi due milioni, bella struttura, ma la destinazione...
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Sono entrato nel nuovo mercato coperto di Porto Maurizio, in via Cascione a Imperia. Una struttura in metallo e vetro, ultramoderna ma suggestiva e proprio per questo motivo perfettamente inserita nel contesto del centro storico, tanto più avendo conservato l'antica facciata in muratura, tipicamente ligure anche nella tinteggiatura.


L'opera è costata due milioni di euro ed è frutto del disegno degli architetti Alice e Daniele De Andreis. L'apertura non è coincisa con l'inaugurazione, perché dentro mancano ancora gli arredi al servizio dei nove commercianti che, oggi trasferiti sotto una tensostruttura in piazza Ricci, dovranno tornare nella location.


Sacrosante le parole del sindaco, Carlo Capacci: "Questa apertura preliminare serve per far vedere ai cittadini come spendiamo i loro soldi". Detto che il merito della realizzazione va spalmato nel tempo su più amministrazioni civiche, non c'è dubbio che per una volta la politica meriti un complimento.


Ma il punto, ora, è un altro. Quei due milioni sono davvero spesi bene per rimettere nel nuovo mercato coperto frutta, verdura, pesci, formaggi e salumi? Agli operatori commerciali va tutto il rispetto per un lavoro che negli ultimi anni si è fatto più complicato per svariate ragioni e non c'è dubbio che da quando è stata messa mano all'opera abbiano dovuto sobbarcarsi un sacrificio notevole dal punto di vista della comodità logistica. Inoltre, mi rendo perfettamente conto degli impegni presi dalle parti e di tutto ciò che, anche giuridicamente, può ruotare intorno alla vicenda.


E però: a cose fatte e vista la bellezza della struttura, è proprio impossibile immaginare una destinazione diversa? È impossibile pensare che il nuovo mercato coperto diventi un centro per convegni, mostre ed eventi, dirottando i nove commercianti verso un'altra soluzione definitiva?


Per un attimo ho provato a "vedere" che cosa sarebbe via Cascione, il cuore di Porto Maurizio, con questa struttura abbinata alla riapertura del teatro Cavour (la cui chiusura, alla recente Fiera del Libro, ha fatto infuriare Vittorio Sgarbi), al recupero dell'ex Banca d'Italia (il palazzo è tuttora proprietà di Via Nazionale) e all'isola pedonale (meglio, zona a traffico limitato) i cui lavori sono in corso. Un polmone che davvero potrebbe aiutare a rilanciare la porzione di Imperia più devastata dalla crisi, anche se Porto Maurizio rimane probabilmente l'area della città, se non della provincia, con il più alto tasso di capitali custoditi nei forzieri delle banche.


Ripeto, comprendo benissimo le difficoltà tecnico-giuridiche di una simile scelta e sono consapevole che non si potrà prescindere dalla volontà dei commercianti interessati. Ma un tentativo, offrendo una contropartita seria e certa soprattutto nei tempi, sarebbe giusto compierlo. Se fallisse non ci sarebbe nulla da rimproverare, sia chiaro, a Capacci e ai suoi assessori. Però il sindaco e la sua amministrazione potrebbero anche scoprire che ci sono nove imperiesi pronti a prolungare il loro sacrificio per il bene della città in cui essi stessi vivono e operano.