cronaca

Gli abitanti del condominio spingono per un'alternativa
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Ma quale Fiera abbandonata, ma quali piccoli Comuni, ma quali accampamenti alla frontiera. Per accendere la miccia basta una trentina di migranti nella via centrale della città. E la reazione a catena diventa difficile da fermare.

Mentre la Regione attacca il Comune e il Pd si divide, il Municipio entra a gamba tesa: “Basta cercare il consenso con la paura, al Mercato Orientale non sta succedendo niente”, sbotta il presidente Simone Leoncini. “Il progetto va bloccato con fermezza”, taglia corto la vice di Toti, Sonia Viale.

“Se c’è un servizio negativo che è stato reso a via Venti Settembre in questi giorni – prosegue un agguerrito presidente – è gridare a un ipotetico babau. Non sta succedendo nulla, semplicemente qualche persona verrà accolta in un appartamento. Far credere a chi non abita in centro che venendo al Mercato Orientale si incorra in aggressioni o pericoli è folle e serve solo a recuperare voti. Si farebbe meglio a stare zitti anziché cercare il consenso sulla pelle di migranti o cittadini”.

Nel frattempo, in via Venti Settembre 11 si prepara l’assemblea di condominio. A precederla, una riunione ristretta tra consiglieri per decidere la data: “Cercheremo di trarre le prime conclusioni di questa vicenda, una questione che non è stata accolta troppo bene dai condomini delle unità abitative e di negozi e uffici”, spiega l’amministratore Franco Gromi. La linea da seguire è quella di cercare di convincere le istituzioni, Prefettura in primis, a cercare una soluzione alternativa.

“Intanto abbiamo chiesto di essere ricevuti dalle istituzioni: prefetto, sindaco e presidente della Regione - spiega Gromi - e nei prossimi giorni dovremmo avere i primi incontri". Tra le cose che non sono piaciute ai condomini, oltre al fatto che la collocazione non sarebbe a loro dire consona, anche la scelta di non avvertire nessuno. “Noi non siamo razzisti, capiamo perfettamente bisogni e necessità - conclude Gromi - ma pensiamo che via XX Settembre sia il salotto della città. Abbiamo fatto grandi sforzi per rendere la strada più bella, pulita e ordinata. Questa decisione per noi sarebbe una bastonata”.

I commercianti, dal canto loro, hanno paura soprattutto dell’accattonaggio. Ma Comune e Municipio sembrano voler andare avanti sulla loro strada. Per Leoncini il rischio non esiste: “In questo caso saranno tutti presi in carico dal Consorzio Agorà, che fa progetti di inserimento. L’accoglienza attiva funziona a Genova abbiamo già avuto diversi esempi”. Leoncini cita le esperienze di Valletta Carbonara e dei Giardini di Plastica, dove i migranti sono stati coinvolti insieme al volontariato locale nel recupero di aree abbandonate.

Secondo il presidente, il problema è piuttosto il sistema d’accoglienza nazionale,
che “è troppo poco restrittivo, perché prevede un’accoglienza minima, ridotta. Questo crea persone abbandonate a se stesse e nuova clandestinità”. Bisognerebbe invece “chiedere di più ai soggetti se ne occupano”. In pratica, rendere obbligatori i progetti di inclusione e superare la logica delle Prefetture, che è “legata all’emergenza, mentre non c’è nessuna emergenza. Ci sono solo persone che vivono un dramma quotidiano e cercano di vivere dignitosamente in Europa”. Per questo, ricorda Leoncini, “le associazioni avevano proposto un protocollo con Anci in modo da andare oltre la normativa italiana”. Altrimenti il rischio è proprio quello che “finiscano in mezzo alla strada a chiedere l’elemosina”.

Su una cosa l’assessore Viale è d’accordo con Leoncini.
Individuare nel Governo il primo responsabile della situazione: “Non penso che questa sia strada giusta, non sta facendo niente per sbloccare gli sbarchi. Mi spiace solo che l’attenzione si alzi solo quando si parla di punti centrali e casi eclatanti. È giusto che gli abitanti si siano interrogati. Sicuramente questo progetto deve essere bloccato con fermezza”.