cronaca

Anfossi è imputato nel processo per il crollo della torre piloti del 7 maggio 2013
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"Dopo l'impatto la nave è come rimbalzata e ha iniziato ad allontanarsi. C'era un gran polverone. Subito abbiamo guardato in mare per vedere se c'era qualcuno ma non abbiamo visto nessuno. C'erano solo persone che correvano sulla banchina". Lo ha detto il pilota Antonio Anfossi imputato con altre cinque persone nel processo per il crollo della torre piloti nel porto di Genova abbattuta dal cargo Jolly Nero il 7 maggio 2013.

L'incidente provocò la morte di nove persone e il ferimento di quattro. Già ascoltato ieri per oltre tre ore, anche oggi Anfossi è stato sottoposto per oltre quattro ore alle domande di avvocati e pm. Dopo l'abbattimento della torre il pilota ha parlato delle convulse operazioni per mettere la nave in posizione di sicurezza. "Ho avvertito il capopiloti - ha detto - affinchè chiamasse la Capitaneria di porto per fare fermare il traffico marittimo".

"Con il comandante - ha riferito - non abbiamo quasi parlato. Si assentava spesso in quelle fasi. Parlava al telefono e io mi sono trovato a interloquire con il primo ufficiale". Anfossi ha spiegato che si era rotto il cavo di uno dei rimorchiatori e, di conseguenza, "c'era la necessità di mettere la nave in sicurezza per non intralciare i soccorsi".

Gli è stato chiesto come mai prima dell'impatto, visto che aveva sia una ricetrasmittente sia il cellulare, non abbia comunicato con la torre quando ha sentito dare la distanza di 70 metri tra la nave e la torre. "Ero concentrato sulla manovra - ha risposto - il pericolo non mi è stato comunicato. Non ho avuto la percezione che la nave stesse andando contro la torre".

Il pilota Anfossi ha ribadito che quando è salito sulla nave il comandante gli aveva detto che era tutto a posto. "Non compete a me fare verifiche - ha detto - io pianifico le manovre di uscita dai porti. Per quanto riguarda le situazioni di pericolo sono compito del comandante".

Il pilota ha affermato che nessuno lo aveva avvertito che ci fossero avarie sulla Jolly Nero. "In caso di mancato riavvio del motore - ha detto - la regola è quella di "dare fondo alle ancore". Gli è stato chiesto se sapeva del mancato funzionamento del contagiri e se avrebbe potuto fare qualcosa. "Se lo avessi saputo - ha risposto - avrei avvertito l'Autorità", e ha spiegato che il contagiri era sopra la porta della plancia a circa 7 metri dall'aletta di sinistra dove lui si trovava.