cronaca

Bilancio in crescita: 20 morti, 50 feriti
2 minuti e 27 secondi di lettura
Elicotteri e ambulanze ovunque. Ospedali da campo. Viavai di medici e volontari. Alle grida di feriti e soccorritori fa da contorno l'incessante frinire delle cicale, nell'arida piana pugliese. Le immagini mostrano una scena che sembra di guerra: due treni accartocciati in uno schianto mortale sull'unico binario che taglia in due i campi. Il bilancio cresce di ora in ora ed è tragico tra morti e feriti.

Alle 11.30 due convogli si sono scontrati sulla linea che unisce Andria a Corato. A gestirla è la società Ferrotramviaria, concessionaria del trasporto su ferro nel Nord Barese. Mentre i soccorsi lavorano senza sosta per tirare fuori i passeggeri dalle lamiere, si mette in moto il tritatutto istituzionale dei perché, delle colpe e delle responsabilità. Il Governo esprime cordoglio, Delrio è giunto sul posto, il leader leghista Salvini invoca punizioni per chi ha sbagliato.

I liguri guardano e pregano da lontano, magari con “shock e dolore”, come scrive Toti su Facebook, forse un po' dimentichi che una tragedia simile, in casa nostra, l'abbiamo scampata grazie a un debole muretto. Quello che, il 17 gennaio 2014, tratteneva un locomotore deragliato dai binari tra Andora e Cervo. Nessuno schianto, nessun errore: solo una frana sulla linea dopo giorni di pioggia. Fu quella precaria striscia di cemento lungo le rotaie a scongiurare il disastro. E se quelle carrozze, piene di passeggeri, fossero disgraziatamente finite sulla scogliera, forse oggi si parlerebbe delle ferrovie liguri con un certo riguardo.

La vicenda pugliese merita anzitutto silenzio e rispetto per chi ha perso la vita e per chi la avrà rovinata per sempre. Ma al di là del dramma, degli errori umani e delle calamità imprevedibili, c'è un dato in comune tra i due episodi che abbiamo citato: il binario unico. Treni obbligati a passare in direzioni opposte su una sola linea. Un azzardo molto pericoloso. Si fa presto a chiamare in causa il sud arretrato: nel Ponente della civile Liguria ci sono 50 chilometri di ferrovia nelle medesime condizioni, tra Finale Ligure e Andora. Con un'aggravante: ai lati non c'è una distesa di campi, ma una parete rocciosa a monte e il mare a valle. Le conseguenze di uno scontro accidentale su questa tratta sarebbero da brividi.

Il raddoppio ferroviario del Ponente è una vecchia battaglia di Primocanale e del senatore ligure Maurizio Rossi. L'ultima frenata da parte del Governo, col Cipe che ha bloccato i fondi già stanziati, ha gettato le tenebre su un'opera che la Liguria attende da oltre un secolo. Un imbuto logistico, certo, perché il binario unico comporta lentezza, scarsa qualità del servizio, costi elevati e isolamento totale in caso di guasti o inconvenienti sulla linea. Ma soprattutto un grosso problema di sicurezza. E il disastro della Puglia è lì a dimostrarlo, col suo grave bilancio di vite umane. A prescindere dalle responsabilità contingenti che andranno accertate, quanti tributi di sangue serviranno ancora per dotarsi di infrastrutture adeguate?