cronaca

Viaggio nelle spiagge libere di Genova
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Una colata di cemento accoglie i bagnanti che vogliono prendere il sole alla spiaggia della Marinetta a Genova, sotto corso Italia, un fazzoletto di pochi metri quadrati schiacciato tra le barche, un muraglione con un campo da calcio privato e un cantiere ciclopico, quello del Fereggiano. Per farsi un bagno bisogna scendere attraverso una passerella per barche, stando attenti a non scivolare nelle alghe. Benvenuti in una delle spiagge libere, tre, del centro di Genova.

Poca gente in settimana, tanta nei fine settimana. E le polemiche di chi, come Stefano Salvetti di Adiconsum, dice che "sono troppo poche, che nel 40 per cento garantito dalla legge ci sono anche gli scogli". Una coppia di lombardi spiega che si trova qui "perché socio del vicino circolo" e che comunque a levante un po' di spiagge libere ci sono. Lo redarguisce una signora abbronzatissima: "Ma non sono sufficienti, qui in centro tre sono poche". Tre compresa quella di Boccadasse e di San Giuliano.

Su 35 chilometri di costa, Genova non ne ha neanche mezzo di spiagge libere o attrezzate. E se si aggiunge che quelle poche sono spesso scomode o non balneabili, si comprende come mai tanti preferiscano emigrare verso le Riviere. Almeno chi se lo può permettere. La "Marinetta" è, appunto, una delle "spiagge libere" conteggiate. Anche se l'accesso al mare è rappresentato da uno scalo in cemento condiviso con le imbarcazioni.

"Speriamo che una volta rimosso il cantiere rimettano un po' di sabbia e un accesso al mare percorribile", puntualizza una signora. Un'altra bagnante, invece, apprezza gli scogli e il "mare pulito". Tutto sommato non ci si lamenta: a Genova il mare ce l'hai quasi sempre sotto casa, e nonostante i disagi una rinfrescata o una sessione di abbronzatura fa sempre piacere. "Ma per avere una spiaggia vera bisogna andare a Vesima, altrimenti si paga", rincara ancora Salvetti. Prossima puntata, prossime polemiche.