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Toti potrebbe puntare su di lei per la corsa a Tursi
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"Non ho ricevuto alcuna proposta, nel caso valuterò, ma in una prospettiva sociale e non politica". Anna Pettene elude le voci che la vedono al centro del progetto-Genova di Giovanni Toti che, dopo aver vinto in proprio le regionali e contribuito a riconquistare al centrodestra una città ostica come Savona, vorrebbe confermare nel capoluogo le doti di fiuto politico finora evidenziate, funzionali ad accreditarsi alla guida del centrodestra nazionale.

"Non ho mai avuto ambizioni politiche – puntualizza – e sarei disposta a dare un contributo soltanto in una prospettiva di squadra, aliena dai personalismi, in base alla mia esperienza di avvocato specializzato nella mediazione familiare e ai miei interessi nel sociale". Vicina al futuro governatore fin dalla campagna elettorale dello scorso anno, secondo Toti la Pettene potrebbe essere l'ideale contraltare di Francesca Balzani, se davvero la tributarista già presente nelle giunte Vincenzi e Pisapia fosse la carta del Pd per il dopo-Doria. Giurista, estranea fin qui alla politica, profilo basso nelle uscite pubbliche ma ben inserita nella città che conta in quanto moglie di Edoardo Garrone, la Pettene avrebbe buone carte per rafforzare la tendenza favorevole alle varie Raggi, Appendino e Caprioglio. La diretta interessata, per ora, si sottrae: "Non c'è niente di concreto, in caso di evoluzione di scenario vedrò il da farsi".

L'improvvisa accelerazione delle indiscrezioni ha colto di sorpresa la stessa cripto-candidata. Quando si lancia una candidatura in così largo anticipo, può anche essere per bruciarla: ipotesi non implausibile, dato l'altissimo tasso di conflittualità nel centrodestra, a livello locale come nazionale. Ma le ragioni potrebbero anche essere opposte: se infatti Toti ha davvero deciso di puntare sulla Pettene, fondamentale è verificare tempestivamente l'impatto di un nome nuovo, legato comunque a una delle ultime dinastie di una città che, governata ormai da un quarto di secolo dalla sinistra, potrebbe tentare di cambiare rotta.

Non è quindi da escludere che il governatore, consapevole di come altri cavalli stiano da tempo scalpitando, abbia voluto stilizzare una mossa che, più di consolidare se stessa, escluderebbe innanzitutto alcune alternative dirette. La campagna sarà lunga, con abbondanza di colpi bassi: negli ultimi anni, come dimostra il caso-Paita, i candidati hanno dovuto guardarsi più dagli alleati che dagli avversari. Disboscare il proprio campo dall'eccesso di ambizioni confliggenti, come potrebbe aver deciso di fare Toti, è la premessa per giocare al meglio una partita difficile.