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Di certo 'l'aeroplanino' non fa una bella figura
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Difficile dire chi esca peggio da questa brutta storia, che vede la Sampdoria costretta a cambiare allenatore a una decina di giorni dal raduno. Di certo Vincenzo Montella non fa una gran figura, dopo le professioni d'amore e di voglia di cancellare l'opaco semestre trascorso sulla panchina blucerchiata lo scorso campionato. D'altra parte, come insegna proprio la vicenda recentissima di Mihajlovic, la chiamata del Milan è irrefutabile per quasi tutti i tecnici, specie qualora siano alla Sampdoria di oggi, non certo un modello aziendale di programmazione da far studiare nelle università.

Che la gestione Ferrero sembri mossa dal solo principio di vivere o meglio vivacchiare alla giornata, lo dimostrano le mosse di mercato spesso improvvisate o contraddittorie. Anche stavolta, infatti, il Viperetta dice una cosa ma ne pensa un'altra e sarà la seconda quella che riuscirà a fare. Pochi giorni fa, infatti, il patron aveva detto: "Per me Montella è un valore aggiunto... Se non eravamo convinti non lo avremmo mai tenuto... tornerà a ottenere grandi risultati".

Eppure a campionato finito più volte il produttore romano aveva “sponsorizzato” presso Tavecchio proprio Montella, forse nella speranza che venisse scelto come successore di Conte, sgravando le casse di Corte Lambruschini di un contratto da 7 milioni lordi. Quel che non fece la Figc, ha fatto il Milan e la Sampdoria sembra ben contenta della mossa rossonera, tanto da considerare trascurabile anche la clausola rescissoria da 1,1 milioni posta a tutela del vincolo sull'Aeroplanino, che peraltro era riuscito sul piano meramente matematico a fare peggio perfino del disastroso Zenga.

Montella va a guadagnare di più, certo, ma va anche a correre il rischio di bruciarsi come accaduto al predecessore serbo, anch'egli arrivato in rossonero da Genova e ora costretto a ripartire dal Torino. Se il tecnico napoletano lascia in modo inglorioso, occorrerà pur chiedersi perché da qualche tempo tutti quelli che possono se ne vanno appena possibile. Cominciò Gastaldello, scegliendo il Bologna in B per aprire una diaspora non ancora terminata. Una volta la Sampdoria era un punto di arrivo, non un posto da lasciare alla prima occasione. Sarebbe il caso di chiedersi perché.
 
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