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Nel primo giorno d'estate vera
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Certo che era un bello spettacolo vedere quella gigantesca ruspa, sovrastante la grande chiatta che pescava detriti a due metri dalla riva del mare, in faccia alla nobile e bistrattata unica spiaggia libera del nobile quartiere di Corso Italia, la nostra unica e un po’ abbandonata “Promenade”!

Nel primo giorno d’estate vera, con il termometro finalmente a trenta gradi, la spiaggia piena di bagnanti ansiosi del primo vero tuffo, loro che non potevano, magari, permettersi uno stabilimento balneare a pagamento o che, magari, amavano quel pezzo di spiaggia alle spalle dell’Abbazia di San Giuliano, era vietato anche solo pucciare un alluce in mare.

C’era la ruspa, la chiatta, i lavori in corso che hanno trasformato quel pezzo di arenile genovese in un zona off limits, dopo averla ridotta da mesi in un cantiere. Intendiamoci: quei lavori sono sacrosanti perché con la costruzione dello scolmatore del Fereggiano, garantiscono la sicurezza, la vita contro le esondazioni, gli straripamenti di quel torrente maledetto.

Ma che bisogno c’era di violentare la spiaggia, il bagno, la già un po’ precaria permanenza su quel mini fazzoletto di spiaggia libera con l’assalto della mega ruspa carica di detriti, spezzoni, terra, fango? Proprio quel giorno, quell’ora dell’arrivo del caldo estivo per imporre il diktat del cantiere??

Hai voluto venire qua a prendere il sole e magari a fare il bagno, a goderti il primo tuffo dopo una primavera un po’ traditrice e un giugno senza sole? Peccato: ci siamo noi a lavorare. Arrostisci sulla spiaggia e se vuoi rinfrescarti usa un secchiello e vatti a cercare un rubinetto da qualche parte. Il bagno? Lo farai quando decidiamo noi e quando la ruspa ha finito il suo sporco lavoro. Questa storia, anche minima rispetto, alla vastità dei problemi che affliggono la nostra città, fa un po’ il paio con quella già ben raccontata ed anche commentata da Mario Paternostro sulla chiusura (poi per fortuna ridotta con una bella retromarcia) del mercato del pesce a piazza Cavour.

Sono vicende di macroscopica intempestività civica, di totale mancanza di sensibilità dei nostri amministratori rispetto a un senso comune della città e dei cittadini. Si chiude il mercato del pesce senza una alternativa immediata che garantisca un commercio-chiave nella stagione più importante del settore, così’ come si bastonano i turisti che agognano il primo bagno in mare, vietando il tuffo nelle onde senza preavviso e rispetto, tra l’altro, con gli utenti più alla mercè del potere cittadino, quelli della spiaggia “libera”.

Libera di farse fregare senza nessuna possibilità di rivalsa.
Insomma, saremmo afflitti da tanti ritardi, da tanti freni, da tante lentezze, da ostacoli insuperabili, da inerzie obbligate e incapacità decisionali che non dipendono da noi, e questo, ahimè, si sopporta con rassegnata indole da tempo, ma farsi fregare anche quando basterebbe un po’ di riflessione, un po’ di buon senso, quello che in diritto chiamano, appunto, il buon senso del buon padre di famiglia, è veramente troppo.

Ma noi non siamo amministrati da un buon padre di famiglia e non lo pretendiamo neppure, in fondo. Ci basterebbe un saggio amministratore di condominio che ascolti tutti e non un vigilante-cerbero che applica i suoi diktat senza guardarsi bene intorno.