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L'ultima cassanata e gli equivoci blucerchiati
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Per assurdo, l'ultima cassanata, andata in scena in margine al disastroso derby, mette in evidenza uno degli equivoci fondamentali della Sampdoria “alla romana”: se la procedura di richiesta di rescissione del contratto, come da noi anticipato, è stata effettivamente avviata, l'idea di sbarazzarsi di un elemento e di un contratto ingombranti ha finito per infrangersi contro un dato disarmante.

La Sampdoria non può rinfacciare alcunché a Cassano, perché le eventuali offese a Romei avrebbero colpito non un dirigente ma un privato cittadino, sprovvisto di qualsiasi titolo formale per essere associato al club, quest'ultimo mancante quindi di legittimazione a sentirsi danneggiato. Questo di Romei, il “non direttore generale” che entra negli spogliatoi per rimproverare la squadra, fa il mercato, tratta con Eto'o, va in tv a parlare a nome della società e finanche fa l'ospite d'onore alle feste dei club, è un problema grave, che non può più essere eluso.

O il legale romano accetta di coniugare poteri con responsabilità, assumendo un ruolo formale nell'organigramma, o alla lunga potrebbe essere la Procura federale – come per gli allenatori senza patentino – ad affrontare un caso che in serie A non ha eguali né precedenti. Tanta ostinazione, nel rifiutare l'ufficialità di un ruolo pure svolto di fatto, aggiunge equivoco ad equivoco, in una situazione in sé ricca di opacità, quasi la causa fosse l'intenzione di non lasciare la firma sulla fase attuale della vita societaria.

Se il futuro della Sampdoria è un'incognita su tutto, quello di Cassano non è meno misterioso. Ormai avviato ai 34 anni, mai capace di gestirsi in funzione di una longevità agonistica, Fantantonio vuol capire se nella Samp 2017 ci sia spazio per uno come lui, ovvero un fuoriclasse ad autonomia ridotta. Tutto lascia pensare che il prossimo anno i blucerchiati, ancor più impoveriti sul piano tecnico per esigenze di bilancio, lotteranno ancora per la salvezza: una nuova stagione più in panchina che in campo, pertanto, non sembra allettare il barese.

Ma la società sa che il numero 99 è ancora amatissimo da molti tifosi e quindi rappresenta una garanzia, leggi “parafulmine”: congedarlo eroderebbe il già decrescente credito. Insomma, Cassano sarà un rischio sia a tenerlo, sia a privarsene. Una tra le decisioni difficili che i dirigenti, a tutti gli effetti o “fantasma”, dovranno prendere.