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"Le toghe si facciano sentire con le sentenze"
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Nessun intervento sulle intercettazioni. Parola del premier Matteo Renzi che, dopo la bufera scatenata dalle parole 'ruvide' nei confronti della magistratura e dopo l'alzata di scudi dell'Anm, spiega e precisa il senso delle sue parole. "Un magistrato deve farsi sentire attraverso le sentenze" ripete. Il governo, insomma, non intende fare marcia indietro sulla sua linea che è quella della netta demarcazione tra le due sfere di intervento, tra potere giudiziario e potere legislativo: i giudici parlino con le sentenze, ribadisce il premier che insiste sulla rivendicazione delle sue prerogative, pena la subalternità della politica. Ma di qui ad essere paragonato ad un nuovo Berlusconi ce ne corre.

"A differenza del passato, quando i politici cercavano il legittimo impedimento per non essere interrogati, ora c'è un governo che dice ai magistrati: prego lavorate. Lavorate di più, non di meno. Arrivate a sentenza". E dunque, "chi è onesto non deve avere paura dei magistrati". Soprattutto di quelli "onesti", di quelli cioè che usano correttamente le intercettazioni utili "a scoprire i colpevoli". Tutto il resto, i "pettegolezzi, sarebbe meglio non vederli sui giornali". Nessuna riforma, quindi, ma uso "responsabile" degli ascolti e "buon senso" da parte dei magistrati. La riforma che invece arriverà, e presto, sarà quella del Senato per la quale si sente "emozionato e commosso" per il "gigantesco passo avanti dell'Italia" al quale dovrebbero contribuire anche le opposizioni votando "democraticamente". Così come farà la maggioranza sulla mozione di sfiducia al governo: "Andiamo in Parlamento e votiamo" sfida le opposizioni. Il chiarimento del premier sulle intercettazioni arriva però a fine giornata quando si era già scatenato un can can sulla riforma, anche sulla scorta delle parole del responsabile giustizia Pd, Davide Ermini, che aveva ricordato come l' intervento sugli "ascolti" fosse già previsto dalla delega al governo per la riforma del processo penale, ora in Commissione al Senato.

Tanto che la riforma sarebbe potuta arrivare entro l'estate. Il M5s non aspettava altro per dare fuoco alle polveri: l'annuncio era arrivato come la ciliegina sulla torta, il dessert del menù servito dai 5 Stelle al tavolo dell'attacco al governo. Renzi è come il Cavaliere, fa "quello che chiedeva Berlusconi: mettere il bavaglio alla magistratura e all' informazione libera rimasta per coprire le vergogne del governo" attacca il Blog di Grillo. I 5 Stelle si schierano a fianco dei magistrati e del nuovo presidente dell'Anm Pier Camillo Davigo che definisce il governo "poco dialogante" e che non vede alcuna necessità di rivedere le intercettazioni: la pubblicazione di quelle non pertinenti "è già vietata" ricorda. Ma FI insiste a rivedere la normativa: "E' incredibile e inaccettabile che si leggano sui giornali cose che nulla hanno a che fare con le inchieste" ripete il capogruppo Paolo Romani. I 5 Stelle ci vedono invece il tentativo di coprire responsabilità di membri del governo nelle inchieste.

"Questo governo sta cadendo a pezzi e Renzi cerca di tappare i buchi, vietando le intercettazioni, mentre la barca affonda" afferma Luigi Di Maio. Anche Di Battista, che vuole sfidare in Tv Maria Elena Boschi e le chiede un confronto in diretta martedì quando esploderà in Aula l'ostruzionismo M5s sulla riforma costituzionale, picchia duro: "Il premier delle banche che parla di attacco mediatico, lui che ha mezza Rai, giornali che lo sostengono, fa ridere". Il messaggio che i 5 Stelle intendono far passare su media e social è la loro "certezza" del fatto che, dice Roberto Fico, "Renzi ha i giorni contati". Il 5 giugno si vota alle amministrative e, azzarda Di Maio, se il M5s vince nelle grandi città "li indeboliremo e poi andremo dritti verso le elezioni politiche".