cronaca

L’associazione Onlus che accoglie cani e gatti sul Monte Gazzo
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Carezze, coccole e cure: ecco di che cosa hanno bisogno gli animali una volta preso l’impegno di adottarne uno. Ma la stessa regola vale anche per quelli, meno fortunati, che vivono in gabbia, in attesa che qualcuno si occupi di loro. Tante le realtà di questo tipo sul territorio ligure, una di esse si trova sulle alture di Sestri Ponente, a pochi passi dal Santuario di Nostra Signora del Gazzo, proprio sull’omonimo monte. Ci troviamo al canile ‘Amici del cane Onlus’.

Una struttura fondata da Caterina Franchi, in arte Rina Gaioni, famosa attrice teatrale e moglie di Gilberto Govi, che ancora oggi, dal lontano 1969, resta in piedi grazie all’aiuto di volontari e donazioni al 5 per 1000. All'articolo 2 dello Statuto si legge infatti: "L'Associazione, che esclude qualsiasi forma di lucro, ha per scopo la tutela e la cura di animali abbandonati onde difendere gli stessi da ogni crudeltà e abuso."

Nel tempo le gestioni si sono succedute e con gli anni sono state apportate le modifiche necessarie al benessere degli animali. Una 80ina di cani, un bel numero di gatti e talvolta qualche coniglio: ecco le specie che si possono trovare al rifugio che, grazie al lavoro del personale e di alcuni volontari, è stato reso agevole e attrezzato.

Le gabbie per i cani sono disposte una dopo l’altra su una superficie estesa e leggermente in pendenza, soluzione che permette una più facile pulizia dell’interno. Ogni cane, inoltre, ha a disposizione una parte di recinto più esterno e una parte al coperto, riscaldata, dove è presente una soffice cuccia per la notte. Il pranzo viene servito una volta al giorno, in abbondanza, e nel pomeriggio è sempre prevista la pulizia.

Percorrendo il corridoio che dà sulle gabbie quasi tutti i cani si avvicinano, fatta eccezione per qualche timido, e si lasciano coccolare. Gli abbai, spesso, sembrano voler dire a gran voce “Portami con te!”. In attesa da quasi una vita, continuano ad aspettare e sperare che qualcuno passi e apra loro il cancello.

Come il primo che abbiamo incontrato, un american staffordshire di nove anni che è stato portato al rifugio da poco tempo: "Lui è stato abbandonato quando il suo padrone, un ragazzo giovane, si è trasferito in Svizzera per lavoro, lì questa razza è vietata" ci spiega la responsabile, la Signora Trentin, e aggiunge accarezzandolo "io ne sono follemente innamorata" ma poi ritratta "in realtà – dice – li amo tutti."

Di gabbia in gabbia non c’è un cane che non porti con sé una storia, come i ‘montoggini’ soprannominati così "perché furono trovati in una casa di Montoggio: erano circa 50, tutti insieme. Continuavano a riprodursi e ne abbiamo portati via quasi la metà." E ancora Lemon, un cagnolino in tentativo di adozione: la gabbia è vuota e – aggiunge speranzosa - "speriamo rimanga tale."

Li conosce a memoria la signora Trentin che da tanti anni si occupa di loro: i loro caratteri, i loro modi di fare, come quelli di Ringhio o di Mordicchia con i loro nomi ‘parlanti’: "Io posso avvicinarmi – dice sorridendo – lei stia attenta perché, se si chiamano così, un motivo ci sarà."

"Cerchiamo di tenerli il più pulito possibile ma, - dice -  si fa quel che si può con le donazioni. Noi ci mettiamo il cuore e vorrei che questi animali si sentissero come in una grande famiglia."

E in effetti, come ci si avvicina alle gabbie, i cani gioiscono e saltano per farsi accarezzare. "Ogni tanto li vizio – confessa – e mi sgridano tutti, ma è più forte di me, sono i miei tesori." E così, l’amore incondizionato per questi animali fa andare avanti l’attività, che, con qualche aiuto esterno, riesce a salvare molti animali dall’abbandono, provvedendo anche alle cure. "Il Comune ci dà 3 euro e 50 al giorno per cane, ma noi spendiamo molto di più."

Il giro continua anche nelle zone dedicate ai felini: in una parte al coperto riposano i gatti soprannominati ‘liberi’, quelli che nella gabbia comune non ci vogliono stare e preferiscono andare a passeggio per tutta la struttura, come Obama, una gattina tutta nera, che scappa appena entriamo.

Nella gabbia comune, invece, troviamo gatti di ogni tipo, dagli europei ai gatti di razza. Ci osservano, dormono, anche loro in attesa di una famiglia che li porti con sé. E ancora una sezione dedicata ai gattini malati di Fiv, l’aids felina, che l’associazione permette di adottare a distanza, e che vengono tenuti separati dagli altri per evitare il contagio. "Sono dolcissimi – dice – le persone a volte sono intimidite ma loro sono come tutti gli altri gatti."

"C’è ancora tanto lavoro da fare – continua – e il mio progetto sarebbe quello di creare una zona più piana dove poter realizzare un canile aperto e dove gli animali possano correre e giocare liberamente. Tuttavia, il territorio ligure è questo e dobbiamo adattarci alla sua morfologia. Basta poco per metterci i bastoni tra le ruote, un po’ di vento o un po’ di pioggia abbondante: durante l’alluvione del 2010 la strada che conduce qui è stata interrotta da due grosse frane. Meno male – dice sorridendo – che avevamo fatto la scorta di cibo per loro."

"La nostra speranza – conclude – è che le persone vengano a contatto con questa realtà e, perché no, si innamorino di qualche cucciolo da adottare."