cronaca

I sindacati avevano minacciato un nuovo corteo nel centro di Genova
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Nuove tensioni sul futuro dell'Ilva di Cornigliano. Ancora una fumata nera al tavolo tecnico sui lavori di pubblica utilità. Poi, alle 18.45, la Regione convoca il tavolo tecnico alle 16 e scongiura un'altra giornata calda per Genova, con l'annunciata assemblea in fabbrica e conseguente corteo.

Tutto nasce dallo scontro sulla quantità di ore che servono per integrare il reddito del 10%. "Per integrare questo 10% - dicono i sindacati - nell'ultimo incontro sembrava fosse sufficiente una settimana, questa mattina ne hanno chieste due e nel pomeriggio ci hanno detto che con due settimane l'integrazione sarebbe stata del 7% e non del 10%. Questo è solo un modo per dire che società per Cornigliano non vuole metterci i soldi e detta legge a Regione, Comune e Governo".

Alcuni sindacalisti avevano incontrato il presidente della Regione Toti: se non fosse arrivata entro stasera la convocazione del tavolo politico per venerdì, le sigle sindacali, in modo unitario, avrebbero riuniti i lavoratori a Cornigliano alle 9. Poi corteo in direzione della sede della Regione. Che, a questo punto, dovrebbe saltare.

"L'emendamento Basso che è stato inserito nel decreto salva Ilva - spiega Toti - fa espressamente riferimento alla normativa sui lavori di pubblica utilità del 1997 che prevede determinati tetti legati all'ente per il quale vengono svolti i lavori di pubblica utilità. Abbiamo chiesto al ministero del Lavoro e al Mise di darci un'interpretazione autentica della legge che potrebbe permettere l'utilizzo di altri strumenti legislativi. Se così fosse grazie alla legge regionale 30 del 2008 sui cantieri scuola lavoro potremmo risolvere il problema e garantire l'integrazione al reddito dei lavoratori con una settimana di lavoro".

"Andremo all'incontro in Regione per confermare un accordo e non accetteremo altri rinvii. Se la Regione pensa che esista una legge alternativa a quella sui lavori di pubblica utilità la applichi, poi sarà semmai il Governo a dire che non va bene perché i lavoratori non posso più aspettare. Chiediamo una decisione politica", commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro.