In una attenta analisi degli assetti societari in Giochi Preziosi il Corriere della sera analizza quanto sta accadendo tra Enrico Preziosi, il socio cinese Michael Lee e 'l’intruso' Enrico Bognier. Nei giorni scorsi Calcioefinanza.it aveva riportato i dati di bilancio Fingiochi, la holding che contiene sia Giochi Preziosi che il Genoa. In base a quanto è dato sapere sembra in corso una partita che potrebbe rimettere in discussione un assetto apparentemente stabilizzato dagli accordi della scorsa primavera.
Un enigmatico ménage à trois governa un gruppo da 900 milioni di ricavi che, tra l’altro, è da poco uscito da una fase di crisi acuta. Il bilancio consolidato, chiuso a giugno 2015, ha registrato un ebitda di 59 milioni e un utile netto di 2,1 con un indebitamento sceso a 82 milioni contro i 243 dell’anno prima.
La svolta sull’assetto societario è dello scorso aprile quando si è celebrato il matrimonio con un cinese di Taiwan, noto come Michael Lee ma il cui nome vero è Li Huang Cheng. L’operazione cambia i connotati alla Giochi Preziosi.
Secondo quanto viene reso noto, Lee sborsa 30 milioni, rileva le quote di Clessidra, Unicredit e Intesa Sanpaolo e poi sottoscrive altri 30 milioni di aumento di capitale. Alla fine porta a Taiwan, anzi alle British Virgin Islands (Bvi), il 49% della Giochi Preziosi. Il veicolo utilizzato da Lee è la Oceanic Gold Global Limited, 'targata' appunto Bvi. Ma dentro l’Oceanic ci sarebbero altri soci tra cui un certo Enrico Bognier che rappresenta l’Oceanic nei rapporti con Giochi Preziosi.
Solo che Bognier, 76 anni, in apparenza uomo di Lee, è il responsabile a Hong Kong della Giochi Preziosi. Quindi un dirigente oltre che, si dice a Genova, vecchio amico di Preziosi. Tanto amico che quando Preziosi, nel dicembre 2014, ha bisogno di un prestito da oltre 4,3 milioni, ad aprire il portafoglio è proprio Bognier che però, pur essendo amico, non è fesso e in garanzia si prende il 100% del capitale della cassaforte del presidente del Genoa.
In questo quadro, già poco lineare, con Bognier che sembra giocare più ruoli, si arriva a novembre 2015, sette mesi dopo i contratti di primavera. Giochi Preziosi convoca i soci per approvare il bilancio e rinnovare il consiglio. Il socio cinese manda un suo rappresentante con il 49% e Preziosi fa altrettanto con il 50,35%. Residuano due piccolissime quote, una insignificante, l’altra più interessante in questo equilibrio di decimali. È di una signora di 73 anni, Carmela Barcellona, che sarebbe, secondo i bene informati, la moglie di Bognier.
Alla votazione del bilancio, il cinese e la signora Barcellona contestano e chiedono conto di una lunga serie di poste contabili e scelte gestionali: dagli «oneri straordinari» conseguenti «all’operazione di deleverage dell’aprile 2015» al «fondo rischi», dal «posizionamento competitivo del gruppo in Europa e Asia» fino al «compenso degli amministratori». Temi tutt’altro che marginali.
Oceanic e la moglie di Bognier votano contro il bilancio. E anche sul rinnovo del consiglio lo scontro è frontale. Preziosi fa pesare il 50,35%, impone la sua lista e la sua presidenza e lascia totalmente a bocca asciutta Micheal Lee che si candidava alla guida indicando anche Enrico Bognier in cda. Il rappresentante dei cinesi mette a verbale "l’esistenza di una disputa con taluni soci" e che Oceanic "si riserva di far valere ogni diritto" su quanto verrà deliberato. In tutto ciò emergono 'anomalie' e interrogativi. Tutte le quote dei soci, nessuna esclusa, risultano in pegno a favore di Bnp Paribas.
Comprensibile Preziosi ma la Oceanic non ci aveva messo 60 milioni 'puliti'? Era allora denaro prestato da Bnp? Il risultato paradossale è che la banca è garantita sia da chi ha approvato il bilancio sia da chi l’ha bocciato. Sulla governance, poi, lo scontro è incomprensibile appena sette mesi dopo l’accordo. Possibile che a quel tavolo contrattuale, con dieci avvocati ingaggiati dalle due parti, non sia stato pianificato e contrattualizzato un percorso di governance? È presumibile, dunque, che esistano dei patti collaterali privati mai resi noti.
Nelle ultime settimane, tramontata la trattativa su un ingresso di Giovanni Calabrò nel gruppo dei giocattoli, mister Lee e Preziosi sono stati visti in più occasioni conversare amabilmente al Principe di Savoia a Milano, anche con Bognier presente. Per fare la pace, è stato fatto filtrare. Ma quali siano i veri motivi della guerra e, soprattutto, i veri rapporti d’affari tra Preziosi, Oceanic e Bognier non è affatto chiaro.
*In collaborazione con Calcioefinanza.it
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Il Genoa e la Cina, tutti gli intrecci tra Preziosi e mister Lee
Un enigmatico ménage à trois governa un gruppo da 900 milioni di ricavi
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