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Dietro le liti sulla chiusura di via Cascione
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Non ricordo isola pedonale, in qualsiasi città italiana, che sia sorta senza polemiche roventi (in particolare dei commercianti), scontri, sbeffeggiamenti dell'amministrazione civica di turno. Poi le cose sono di regola andate al meglio, anche con la valorizzazione dei cespiti immobiliari, da cui il favore dei residenti, e guai a toccarle le "isole della discordia". Dunque, per un approccio corretto a quanto sta avvenendo a Imperia, rione di Porto Maurizio, con l'esplosione del caso via Cascione, non si può prescindere da ciò che dice l'esperienza sul campo.

Allo stesso tempo, però, non si può decidere la pedonalizzazione di un'area senza considerare il contesto nel quale ci si muove. Ecco, se un errore l'amministrazione comunale imperiese e il sindaco Carlo Capacci stanno commettendo è proprio quello di agire ignorando il complesso di una situazione complessa, scegliendo più l'imposizione che la condivisione.

Le perplessità manifestate da alcuni commercianti, spingendoli a dire di no all'isola, non possono essere liquidate con un'alzata di spalle o attraverso fantasmagorici annunci, per la serie "l'isola di via Cascione diventerà il salotto buono di Porto Maurizio". Non dubito che l'intenzione e l'obiettivo di Capacci sia esattamente quello, ma dubito che la strada scelta per arrivarci sia quella maestra.

C'è stata una carenza di coinvolgimento che non può essere risolta da sondaggi più o meno autorevoli e credibili né dalla riunione convocata abbastanza in fretta per il tardo pomeriggio di oggi. Ma al di là della partecipazione, che non sempre è peraltro foriera delle decisioni migliori, quello che abbastanza vistosamente manca è una reale programmazione intorno alla nuova isola pedonale. C'è un difetto di prospettiva, la sola che può convincere anche i più riottosi.

Per esempio: nel cuore della via c'è un immobile di gran pregio, la vecchia sede della Banca d'Italia, in stato di abbandono.
Potrebbe essere un volano dell'auspicato salotto buono se si stabilisse come riutilizzarlo, ma per farlo occorre parlare con i vertici di Palazzo Koch e insieme stabilire il da farsi. Al momento, non risultano contatti concreti. Contestualmente bisognerebbe dare certezze sul ripristino dell'agibilità del teatro Cavour, altro elemento che in passato ha garantito presenze e quindi volumi di affari per molti esercizi.

Non secondari sono i dubbi legati a una presenza di parcheggi limitrofi che al momento vengono giudicati insufficienti per sostenere in modo adeguato l'isola pedonale. Conti alla mano magari non è così, ma allora la cosa va spiegata, bene e nel dettaglio. Di sicuro, e la questione riguarda la città intera non solo via Cascione, concentrare il traffico su Galleria Gastaldi presenta margini elevatissimi di rischio ingorghi.

Ci sono buone ragioni, quindi, a favore di chi ha perplessità sull'isola, o addirittura vi si oppone.
Una decisione consapevole sarebbe potuta venire da una sperimentazione di tre-sei mesi, durante i quali toccare con mano i risultati possibili. Bar, farmacie, alimentari o tabaccherie è chiaro che vivono molto del passaggio "mordi e fuggi", al contrario di un negozio di giocattoli piuttosto che di una gioielleria. Si tratta di contemperare le diverse esigenze commerciali, quindi di lavoro, facendo scelte oculate e permettendo a chi vive l'ansia dell'isola di verificare che le cose, in realtà, potrebbero persino migliorare.

Per arrivare a questo, però, occorre, come dicevo, una programmazione che non si è vista, neppure attraverso qualche piccola furbizia. Ricordo, tanto per dire, le polemiche e le liti che accompagnarono la creazione, a Imperia, rione di Oneglia, l'isola di via San Giovanni. Una storia di successo, congegnata attraverso un lungo lavoro di preparazione e creazione di consenso nel concreto, che ebbe fra i protagonisti l'allora assessore Enrico Lupi, oggi il leader della locale Confcommercio. Farsi raccontare da lui come andarono le cose, visto il buon risultato finale, sarebbe stata un'astuzia utile, oltre a un proficuo coinvolgimento di una parte della categoria più restia. Non risulta che i contatti siano andati oltre un parzialissimo abboccamento.

No so se gli errori di comunicazione e di pratica programmazione dell'isola di via Cascione siano risolvibili, considerando che l'iter è burocraticamente in fase molto avanzata, starei però attento alla smania di spendere i fondi solo perché sono disponibili. A volte è meglio rinunciare, se il mancato utilizzo delle risorse è meno dannoso del modo in cui si è stabilito a tavolino di impiegarle.

E inoltre: se prima ha annunciato che i lavori per creare l'isola dureranno un anno a partire dal prossimo febbraio, il sindaco Capacci non può poi dire che il Comune darà delle agevolazioni ai commercianti coinvolti se il cantiere rimarrà aperto più di sei mesi. Perché questo significa che per il primo equivalente periodo non è previsto alcun sostegno. Ci sta, considerando l'asfissia delle casse comunali. Ma la chiarezza, in queste situazioni, è tutto, perché fare impresa, anche dei piccoli negozi, richiede fiducia nelle istituzioni e nel futuro. Non sembra che la politica stia offrendo le condizioni per poterla avere, quella fiducia.