cronaca

Chiuse le indagini sull'omicidio del corriere della droga Lombardi
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Concorso in omicidio aggravato da premeditazione e tentato occultamento di cadavere. Sono i reati contestati alla banda di Marietto Rossi, il "Vallanzasca genovese", che lo scorso febbraio ha assassinato il corriere della droga Giovanni Lombardi a Levaggi, sopra Borzonasca.

Il pubblico ministero Alberto Lari ha chiuso l'inchiesta e contestato i capi d'accusa a tutto il gruppo: oltre allo stesso Marietto Rossi, anche Cosimo Salvatore Catalfamo, Paolo Barigione, Mario Caldaroni, Paolo Saba (tranne occultamento di cadavere) e Gianluca Rosetta.

Il magistrato ha anche contestato la detenzione di 2 kg di cocaina, reato per cui è indagato anche Giacinto Pino, il cosiddetto "boss di Soziglia" per cui lavorava Lombardi. Tra le contestazioni anche la detenzione illegale della pistola usata per uccidere il corriere, reato imputato solo a Rossi e Catalfamo.

Nella sua confessione, Marietto disse di avere fatto tutto da solo, ma per gli inquirenti non sarebbe andata così. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, Giovanni Lombardi stava vendendo due chili di cocaina a Marietto Rossi, che poi lo avrebbe assassinato alla presenza di due complici, Catalfamo e Caldoroni.

Gli agenti arrivarono sul luogo dell'omicidio perché stavano indagando sulla 'Banda Rossi' per una serie di rapine e assalti a uffici postali: i poliziotti avevano piazzato cimici sulle auto degli indagati e questo permise loro di arrivare a Levaggi subito dopo l'omicidio, bloccando il gruppo mentre cercava di seppellire il cadavere nel terreno di Rosetta, dove nei giorni precedenti era stata scavata una fossa proprio per seppellire Lombardi.