porti e logistica

L'ingegnere chiede un incontro con Renzo Piano
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L'ingegnere Andrea Dogliotti chiedi un incotro con Renzo Piano. Per discutere su una variante che il socio dello YCI propone al progetto "Blue Print per Genova". Presentata pubblicamente il 4 ottobre 2014, l'opera del famoso architetto genovese ridisegna il porto da Porta Siberia a Punta Vagno, completando il Waterfront del Porto Antico. Con il nodo del trasferimento in altra sede di alcuni circoli nautici che hanno presentato ricorso al Tar. Ma Dogliotti ha in in mano un piano per salvare capra e cavoli.

Il suo progetto potremmo chiamarlo un contro-piano del Blue Print.

“Contro-piano dal punto di vista di certe tecniche, non degli obiettivi. Le spiego come è nata, io sono socio dello Yacht Club e quindi quando è uscito il pano, il Blue Print di Renzo Piano ho avuto occasione di guardarlo e di studiarlo. Si parlava di trasferire lo Yacht Club, la cosa un po’ mi dispiace, però se si deve fare si fa. Però si parlava anche della necessità di avere immediatamente aree industriali per le riparazioni navali, per controbilanciare le offerte di Marsiglia, di Livorno e di Piombino; questa è una cosa che non succede realizzando il Blue Print, perché prima bisogna realizzare nuovi posti, scavare le darsene, demolire il padiglione C della Fiera. Le prime aree adesso disponibili sono qui vicine, quelle che ho disegnato.”

Cos’è che la lascia perplesso.
“Il fatto che da degli obiettivi assolutamente condivisibili, si cade in una souzione tecniche che sì, risolve alcuni problemi ma non è certo la migliore, secondo me. Adsso capisco che il Blue Print abbia già avuto certe approvazioni in sede politica, però penso che ci sia sempre il modo di studiare alcune soluzioni tecniche, come già previsto da Renzo Piano che ha detto ci vorranno concorsi di idee per aspetti specifici, bè questo può essere un aspetto specifico, dove trovare quei 8 10 ettari che servono?”

Cosa propone dunque.
“Io propongo di cercare gli spazi intorno al molo ex super bacino, di fronte a noi dove è ormeggiata la Costa Concordia per qualche mese e propongo di realizzare un po’ di spazi verso la diga foranea, mantenendo comunque l’allineamento con il molo della darsenetta. Quindi senza restringere il canale di accesso al porto, arrivare fino a dove possibile e realizzare il 90% degli spazi lì. Poi ci sono altri piccoli spazi che ci portano all’equivalenza e al 50% in più, che sarebbero una Darsena piccola, utilizzata per imbarcazioni turistiche e poi ci sono altri spazi che nel Blue Print vengono destinati alla nautica e si potrebbero eventualmente destinare anche all’industria. Poi in Fiera c’è ancora il vecchio padiglione C, che è abbastanza malandato ma è una buona struttura, nel Blue Print dovrebbe essere demolito e sostituito da una Darsena nuova , invece si potrebbe dedicarlo anche all’industria cantieristica o a piccoli cantieri navali in sinergia con la Fiera del Mare o a espansioni della Fiera. Comunque è un grosso spazio che sarebbe libero.”

Anche perché senza certezze sui tempi, per il futuro di tutte quelle realtà che si trovano nella zona dello Yacht Club, non è giusto che ci sia lo sfratto obbligato.
“Certo, diciamo che non è il mio compito, io ho cercato di disegnare qualcosa per cui non ci sia bisogno di sacrificare qualcuno.”

I tempi sarebbero anche più rapidi…
“Secondo me per mettere a punto il nuovo progetto sotto Pasqua l’autorità portuale per Pasqua potrebbe aver finito, più o meno quando deve spostare la Costa Concordia in bacino e a quel punto con una gran buona volontà, naturalmente. Però si potrebbe anche riuscire a cominciare subito i lavori per le aree industriali, se invece vogliamo aspettare 10 anni senza avere certezze.”

La proposta sua comunque è quella di trovare una soluzione alternativa che sarebbe più veloce, non ci sarebbero sfratti per nessuno e si darebbero anche quelle risposte che le riparazioni navali si aspettano.
“Si, cominciamo a fare questo, che è una possibilità non disegnata nel Blue Print, si può aggiungere: facciamoci subito delle aree industriali e poi pensiamoci, vediamo. Ho visto che si parla di 10 anni di lavori per fare il Blue Print, con 3000 posti di lavoro per realizzare tutte le trasformazioni. Benissimo, bisogna vedere chi ci mette i soldi e quindi non possiamo partire subito con lo spostamento dell’attività di Duca degli Abruzzi per realizzare una prima fase di un piano che non sappiamo se qualcuno vorrà realizzare. Fare adesso questo riempimento non porta via nessuna possibilità per il futuro, semplicemente ci dà il tempo di maturare, sarà 6 mesi, potranno essere anni o giorni, una decisione in piena libertà e non con la costrizione di dover salvare posti di lavoro all’industria cantieristica.”