salute e medicina

Il consigliere comunale Luca Erba duro con i dirigenti dell'azienda
2 minuti e 34 secondi di lettura
L'hospice della Asl 5 previsto a Sarzana, nonostante da un anno siano pronti (finanziati dalla Fondazione Carispezia) spazi e posti letto nella sede di Via Fontevivo alla Spezia, è diventato un caso politico. La direzione dell'azienda sanitaria spezzina recentemente ha confermato l'indisponibilità a mettere in discussione il piano che prevede la collocazione della struttura dedicata all'assistenza dei malati terminali al San Bartolomeo di Sarzana.

La Spezia, attraverso una mozione approvata in Consiglio Comunale, ora prende ufficialmente posizione contro scelte già fatte a livello regionale dalla precedente giunta e dall'azienda sanitaria. E il segretario dell'unione comunale e consigliere del partito di maggioranza Luca Erba va giù duro contro la posizione assunta dal direttore generale della Asl Gianfranco Conzi: "La sua è una posizione incomprensibile e intransigente" dice Erba.

"La richiesta - aggiunge Erba - è che i posti letto per l'hospice mancanti, assegnati in questa provincia, vengano collocati alla Spezia, non per una questione campanilistica, né per aprire un conflitto politico con Sarzana, ma per garantire dignità ai pazienti".

Il paradosso di una sede pronta, ma non operativa, alla Spezia, con lavori da tempo in corso a Sarzana, d'altra parte sta facendo insorgere anche gli esponenti della Val di Magra. Lo stesso sindaco di Sarzana Alessio Cavarra, durante una conferenza stampa la scorsa settimana aveva "beccato" i dirigenti della Asl: "Sulla risistemazione dei reparti prevista al San Bartolomeo ci sono ritardi" aveva ammonito il primo cittadino.

Intanto, in Consiglio Comunale, si è discusso anche di un altro capitolo spinoso relativo alla sanità spezzina: il nuovo ospedale. Il prossimo anno partiranno i lavori di demolizione del vecchio Felettino. Nel 2019 è prevista l'apertura del nuovo ospedale che, secondo i programmi e i finanziamenti previsti, dovrebbe diventare un DEA di secondo livello (che assicura funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui la neurochirurgia, la cardiochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia toracica e la chirurgia vascolare).

Il decreto Balduzzi che regola i bacini di utenza minimi afferma però che per realizzare un DEA di secondo livello si deve "coprire" un territorio che comprenda 800.000 persone, riducibile fino a 650.000 con particolari deroghe).

Sono numeri lontanissimi da quelli che interessano la provincia spezzina. Sembra chiaro che fino ad oggi si sia sottovalutato questo problema. Nella mozione approvata in Consiglio Comunale, la maggioranza punta a un accorpamento di Aziende sanitarie per superare il problema.

Secondo Erba il problema non è stato sottovalutato ("Sapevamo che la normativa era quella"), ma occorre preparare una strategia: "Cercheremo di mettere insieme le realtà delle Asl del Tigullio e di Massa, per garantire un Dea di secondo livello".

Per il consigliere Pd dunque la strada non è quella ipotizzata dalla Regione relativa ad una richiesta di deroga per il territorio spezzinno rispetto al decreto Balduzzi, ma la trattativa con i territori limitrofi: "Sul Tigullio possiamo contare sul coordinamento che si può fare a livello regionale, per quanto riguarda Massa serve un lavoro più intenso".