Giorni record per l’afflusso di crocieristi a Genova, ma quali sono state le ricadute per il commercio? “Poche, si può far meglio”, dice Alessandro Cavo, vicepresidente Fepag-Ascom, ai microfoni di Primocanale. Un problema che è in parte connaturato alla natura del turismo delle crociere, e per altri versi legato all’apertura o meno di certe aree commerciali. Cavo cita uno studio dell’osservatorio regionale sul turismo. Si è rilevato che “solo una piccola parte dei crocieristi è predisposta a spendere. Di questi, quasi tutti sono orientati alla somministrazione alimentare: il caffè, il panino, il pranzo”. Meglio, dunque, raffreddare l’entusiasmo: il boom di turisti che scendono dalle navi non produce effetti tangibili sul tessuto commerciale.
Ancora meno se la città è sprangata, come molte volte è accaduto in passato. “Presto, insieme a Stazioni Marittime vorremmo creare un circolo virtuoso per tenere aperti i negozi in questi periodi”, spiega Cavo. Qualcosa è già stato fatto: “Negli ultimi tre anni, con l’operazione accoglienza condotta insieme alla Camera di Commercio, siamo riusciti a segnalare ai crocieristi i locali pubblici aperti in festività e ponti. Cercheremo di fare qualcosa del genere non solo per la ristorazione, ma anche per altri settori merceologici”.
Impossibile, comunque, pensare di attivare aree troppo vaste: “Ci riferiamo sempre a una parte di città – precisa Cavo – Nemmeno con 15 mila crocieristi in giro avrebbe senso aprire tutti i negozi. Bisogna ragionare per concentrarli in alcune zone”.
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