porti e logistica

L'Authority spezzina sarebbe pronta ad effettuare alcune modifiche
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E’ un disastro, se passa una moto non la vediamo. Rischiamo di investirla”. “Rischiamo di fare del male ad altri. E’ un problema di sicurezza”. “E’ una vergogna, questa uscita è pericolosa”. E’ un coro di proteste quello degli autotrasportatori all’uscita del nuovo varco doganale degli Stagnoni, che l’Autorità Portuale della Spezia ha reso operativo dall’inizio della settimana.

I problemi che denunciano sono almeno due: il principale riguarda l’innesto nella rampa d’accesso al raccordo autostradale per lasciare la zona portuale: non consentirebbe all’autista dei mezzi pesanti di vedere i veicoli in transito dalla strada principale. “C’è una zona d’ombra” dicono gli autotrasportatori. Si rischiano incidenti.

L’altro riguarda il percorso dal Porto al varco doganale: nel tratto finale c’è una sorta di imbuto, dove a malapena possono transitare gli autoarticolati: “Se ci fosse un emergenza, un tir in fiamme o un’ambulanza che deve passare, sarebbe il caos” dice Piero Adorni, rappresentante di Trasporto Unito.

Insomma l’opera che l’Autorità Portuale spezzina ha realizzato insieme al La Spezia Container Terminal, con lo scopo di rendere più sicuro l’ingresso e l’uscita dei bisonti della strada dal porto, eliminando il traffico pesante dalla città, rischia di diventare un boomerang. “Il problema è anche di metodo – accusa Nicola Carrozza di Confartigianato – non siamo stati ascoltati, le decisioni sono state prese senza coinvolgere il mondo dell’autotrasporto”. Dopo la protesta il Porto ha organizzato alcuni incontri e sopralluoghi. Probabile che vengano adottati interventi per ridurre i pericoli sollevati dalle associazioni di categoria.

Per ora c’è una persona con un mezzo della vigilanza privata, ma cosa può fare?” Chiede ancora Adorni. Il presidente del Porto Lorenzo Forcieri, durante l’inaugurazione del varco, aveva assicurato che potranno esserci interventi migliorativi dopo l’iniziale fase “sperimentale”. Per ora, tuttavia, resta il grido d’allarme di chi questo percorso lo deve compiere quotidinamente, denunciando pericoli per loro, ma soprattutto per altri mezzi che transitano in prossimità della rampa della discordia.