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Dopo l'accordo siglato per il trasferimento di Ingegneria
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Una grande enfasi accompagna l'ennesimo accordo siglato per il trasferimento della facoltà di Ingegneria a Erzelli e il conseguente consolidamento del progettato villaggio tecnologico genovese. Ma davvero si può parlare di passo decisivo, come fanno il presidente di Ght Carlo Castellano e lo stesso rettore Paolo Comanducci? A osservarle bene, le cose stanno diversamente. Perché intanto un nuovo interrogativo grava sull'operazione: la Regione Liguria, seppur attraverso la controllata Filse, potrà essere la stazione appaltante, cioè occuparsi della costruzione della nuova sede di Ingegneria?

La risposta che viene dagli uffici sembrerebbe tranchant: non può, perché questa non è una delle pur molteplici missioni affidate alla Filse. E allora? Allora l'ipotesi è mettere in campo Ire, la società delle infrastrutture interamente controllata da Filse. Ma qui subentrano valutazioni politiche, difatti non è un caso che l'amministrazione regionale guidata da Giovanni Toti, con l'assessore competente Edoardo Rixi a fargli eco, punti a una soluzione che tagli la testa al toro: sia il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (Miur) a svolgere questa funzione.

È pur vero che non sembrerebbero esistere norme che esplicitamente impediscono a Filse (men che mai a Ire) di ricevere l'incarico di stazione appaltante, ma vista l'opinione degli uffici e l'assenza di regole su cui fare leva per assegnare l'incarico alla finanziaria ligure, l'argomento è quantomeno controverso e potrebbe esporre la Regione ai fulmini della Corte dei Conti, se non addirittura della magistratura ordinaria. Il punto chiave è: perché un'amministrazione pubblica, la Regione, deve sostituirsi a un'altra, l'Università, per una questione che riguarda quest'ultima, cioè il trasferimento?

Del resto, in proposito in Regione non risultano esserci atti ufficiali che offrano una sponda. L'ex governatore Claudio Burlando ha lasciato in eredità solo documenti controfirmati dalle parti in causa - ente regionale, Università, Ght e Comune - e relative agli impegni che ognuna assumeva per condurre a buon fine l'operazione. Ma Toti non ha ricevuto in consegna alcuna carta che fissi il ruolo di stazione appaltante per la Regione o per un suo braccio operativo. Di sicuro questo compito non si vuol più lasciare in mano a Ght, le cui difficoltà di bilancio sono sotto gli occhi di tutti e con gli azionisti minori da tempo sul piede di guerra, è altrettanto certamente è un ruolo che l'Universita' rifiuta con decisione. Anzi, fu proprio partendo da questo punto - sia la Regione a fare la stazione appaltante - che Comanducci iniziò il suo rettorato affermando la 'disponibilità condizionata' a trasferire Ingegneria a Erzelli.

Questo elemento, tutt'altro che secondario per le sue implicazioni, si aggiunge agli altri nodi che restano irrisolti. Uno è quello relativo ai finanziamenti. La Regione sostiene esplicitamente di volerci mettere i 50 milioni già a suo tempo stanziati "e non un centesimo di più", il che vuol dire che la cifra complessiva disponibile, considerati i 75 milioni previsti dal Miur, è di 125 milioni. Si favoleggia poi di altri 6 che potrebbero venire da Ght, ma viste le sue condizioni finanziarie sembra, appunto, una storiella. Buona per il momento, perché l'accordo di ieri, da portare venerdì al vaglio del ministero, sembra fatto apposta e solo per spingere il governo a non stornare quei fondi su un'altra opera (Milano si dichiara pronta a compiere un investimento simile e senza tutti gli interrogativi del caso-Erzelli).

Qui bisognerebbe discutere sul fatto che Genova possa davvero perdere quei soldi (previsti da una norma a risarcimento dello smantellamento del polo siderurgico), visto che sono destinati alla città e non al progetto Erzelli, ma senza riaffrontare in dettaglio questo argomento non v'è dubbio che altre questioni sono da chiarire prima di dire che il dossier sia in grado di finire bene. Per esempio la logistica, con l'aannesso di collegamenti fra il centro e gli Erzelli che dovranno consentire il quotidiano spostamento di 4-5 mila persone, e poi i costi che l'Ateneo dovrà sostenere per il trasloco.

Basteranno quelli messi in preventivo o ne serviranno di più, come il Rettore ha detto di temere fin dal giorno del suo insediamento? E in tal caso, l'Universita' sarà in grado di sostenerli e vorrà sostenerli? Tralasciamo, poi, l'incertezza su quali aziende potranno essere attratte da Erzelli, in assenza di un progetto scientifico che faccia da base alla nascita del villaggio tecnologico. Che in questo momento continua a rimanere un grande contenitore immobiliare, carico di incognite e di nessuna certezza.

Poi è chiaro che a Genova c'è chi tifa affinché l'operazione vada felicemente in porto. Come Banca Carige, che la precedente gestione ha esposto per circa 300 milioni a fronte di ipoteche immobiliari il cui valore è attualmente come minimo dubbio, e che non vede l'ora di poter evitare di spostare quella somma dal capitolo delle sofferenze a quello delle tante perdite che il nuovo management guidato da Cesare Castelbarco Albani e Piero Montani hanno già dovuto conteggiare per rimettere l'istituto in linea di galleggiamento. Ma siamo certi che tutti gli interessi in campo - in primis quelli dei soci di Ght o di Carige (gli imprenditori Malacalza e Volpi solo per citare i principali e più noti) - siano compatibili con quelli più generali della comunità genovese? Un dubbio è lecito continuare ad averlo.