Costretti a stare insieme. Anche se a volte sono parenti serpenti. E’ il destino dei partiti del centrodestra, in Liguria come nel resto del Paese. La “condanna”, se così vogliamo chiamarla, viene direttamente dall’elettorato, vedi alla voce regionali liguri dello scorso 31 maggio. Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia più cespugli vari di moderatismo variopinto, tutti appassionatamente abbracciati se vogliono spuntarla alla roulette del voto. Il presupposto è questo, ma non la mossa sufficiente. Le regionali, del resto, più che vincerle il centrodestra le ha perse il centrosinistra, segnatamente il Partito democratico. Alla ricetta del successo, servono almeno altri due ingredienti: leadership e programmi. Questi ultimi non sono complicati, basta seguire il filo d’Arianna del buon senso. Sono le emergenze stesse a imporsi e si chiamano ripresa economica, lavoro, salute, ciclo dei rifiuti, trasporti, infrastrutture.
Il problema vero è avere un capo: riconosciuto, amato, carismatico, capace di ragionare in termini di coalizione e non solo nell’interesse della bottega di provenienza, qualunque essa sia. Oggi il leader è Giovanni Toti, per la forza derivatagli dall’aver rimesso insieme il centrodestra ligure e dalla vittoria alle regionali. Ma domani, domani sarà ancora lui? Un primo snodo è rappresentato le amministrative della primavera prossima, quando andrà al voto una città importante come Savona, sempre che strada facendo non si aggiungano Genova e magari Imperia, governi municipali pronti a esplodere per ragioni diverse e allo stesso tempo simili.
Lì la presenza di Toti sarà ancora determinante. Il tema è che cosa accadrà dopo, quando il governatore sarà distolto dal suo ruolo nazionale e distratto dalle legittime ambizioni romane. Rixi è il vice di Matteo Salvini, pure lui, quindi, con una posizione di rilievo nazionale, ma può fare il leader più di Sonia Viale, leghista anch’essa e legatissima a Roberto Maroni, l’anima alternativa del Carroccio? E Forza Italia potrebbe accettare una guida non azzurra, posto che alle regionali liguri ha rifiutato la candidatura di Rixi anche a costo di andare al voto con un centrodestra in ordine sparso? Già, ma chi comanderà fra i “berluscones”, con Sandro Biasotti in odore di giubilazione dal coordinamento regionale e l’ascesa di personaggi come i Bagnasco padre e figlio, piuttosto che Angelo Vaccarezza e Marco Scajola? Una domanda tira l’altra, fino a quella delle cento pistole: che cosa farà Claudio, dove per Claudio s’intende l’ex ministro Scajola? Ma se il centrodestra si mostrasse fermo ancora lì dimostrerebbe solo di non essere ancora pronto a scrivere la nuova storia della politica ligure. E la vittoria alle regionali sarebbe una rondine che non fa primavera.
politica
Il centrodestra ligure e i due rebus da risolvere
Il ruggito
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