sport

-2 all'inizio
2 minuti e 39 secondi di lettura
Domenica riparte il campionato. Fari accesi sul pallone e non più sulle 'palle' del calciomercato estivo. Qui si ride e si scherza, ma i rossoblù si avviano alla nona stagione consecutiva in serie A. Segno che l'era Preziosi, malgrado tutto, entrerà nella storia - almeno quella recente - del club.

I dubbi però restano, com'è nell'indole del genoano medio. Si va a Palermo già coi rimasugli di una rosa che ogni anno viene rimescolata in barba ad ogni "progetto". È vero, quest'anno un po' meno del solito. La tegola Perotti (una delle tante) sembra preludere a un'altra stagione di infortuni e defezioni. Tappato con Capel il buco sulla fascia sinistra, le retrovie somigliano in verità a un groviera. Se l'affare va in porto, una pezza dovrebbe metterla Nagatomo, giapponesino da sufficienza assicurata. Burdisso è usato sicuro, ma pur sempre usato. Il gioco propositivo di Gasperini non consente di dormire sonni tranquilli senza mura solide in difesa. Anche perché Kucka e Costa non sono sinonimo di garanzia. Su tanti nomi gravano serie incertezze: da Cissokho a Pandev passando per De Maio, i test pre-campionato hanno dato spazio a una vasta gamma di brutte figure.

L'ultimo strascico di mercato potrebbe riservare sorprese. In bene o in male. Preziosi ha "blindato" il gioiellino Perotti, in effetti troppo luccicante per non finire altrove prima o poi. In caso di partenza, lo aspetta un raggiante futuro da panchinaro. Ci si consola un po' col sogno Iturbe, ma la sua titubanza a lasciare Roma è più che comprensibile. Sistemati i settori laterali (e pregando il cielo che mandi un buon difensore, o almeno che aiuti Lamanna), manca ancora qualcosa là davanti. Pandev è decente, ma non convincente. Per Pavoletti potrebbe essere la stagione della definitiva consacrazione, però il condizionale è d'obbligo e la responsabilità di una maglia da titolare gioca brutti scherzi.

Tra un passo di valzer e l'altro, un elemento di continuità c'è. Si chiama Giampiero Gasperini. È lui l'uomo bandiera, quello che manca in campo dai tempi di Marco Rossi. È lui il capitano del Genoa, il figliol prodigo tornato a riscattare una panchina che stava diventando irta di spine. E sarà lui a imprimere un'identità a un gruppo ancora troppo anonimo ed evanescente. Solo ci si chiede per quanto starà al suo posto prima di essere di nuovo chiamato ad espiare la scarsa lungimiranza della campagna acquisti.

Sarà da valutare anche il rapporto con la tifoseria. Dopo la beffa Europa League e la dura contestazione di fine stagione, Vojvodina ha fatto scendere il livello della bile in casa rossoblù. Ma l'annata si preannuncia molto calda, soprattutto in ottica derby (quello in campo e quello in classifica).

L'obiettivo della stagione? Scaramanzia o sfiducia che sia, meglio non parlarne. E se per caso il "campionato tranquillo da zona salvezza" diventasse un piazzamento europeo, prima di festeggiare si attenda almeno il beneplacito dei palazzi - e dei Palazzi - che governano il cosmo calcistico.

*@controcalcio, pseudonimo utilizzato per gli editoriali inseriti nella nuova trasmissione di Primocanale che inizierà il 25 agosto.