politica

Spicchi d'aglio
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Con un intervento talmente gelido e burocratico che almeno ha avuto il merito di rinfrescare la mia giornata ferragostana, insieme alle trombe d’aria, Giovanni Lunardon, archeologo savonese, ex segretario regionale del Pd, entra nel dibattito sull’incredibile vicenda del bitume nel centro di Savona. Incredibile soprattutto che il politico spieghi che, facendo quello che il gruppo regionale del suo partito ha fatto, si sia voluto “prendere atto del crescente disagio sociale…”, altro che sociale, solo  i firmatari ufficiali sono seimila savonesi stra-incazzati e giustamente preoccupati della sorte della loro città.

La questione, che diventa, giocoforza, anche politica, perché deriva da una scelta politica o da una sottovalutazione politica, è prima di tutto una questione di banalissima opportunità. Ho provato a fare una simulazione, immaginando che a Genova venisse proposto un altro deposito di bitume a trecento metri dal porto antico. Più o meno è come se si decidesse di spalmare con questo melmoso e puzzolente materiale un’ampia porzione dei magazzini del Cotone,  o l’area dello Yacht club, o gli spazi della Fiera o la Fiumara. Che intanto, assicurano i bitumatori, il bitume non fa male, anzi, alcune star se lo fanno spalmare sui glutei perché tra le tante proprietà ha anche quella di ridurre la cellulite.

Scherzi a parte, ma c’è poco da scherzare, lì tra il Priamar e la Torre di Leon Pancaldo, il mare di bitume non ci deve andare. Quindi tutti coloro che hanno responsabilità di scelte e decisioni, dal sindaco agli assessori comunali, provinciali e regionali,  devono opporsi fortemente a questa ipotesi aldilà di garanzie sicuramente corrette e procedure legalmente perfette.

Nemmeno la sabbia fa male: c’è chi si fa insabbiare dal collo ai piedi, ma una montagna di sabbia davanti alla Commenda di Pré non ce la vorrei. E neanche una montagna di chinotti canditi, di cotechini di Modena o di tartufi di Alba. Beh, forse sui tartufi farei un’eccezione.