
La questione, che diventa, giocoforza, anche politica, perché deriva da una scelta politica o da una sottovalutazione politica, è prima di tutto una questione di banalissima opportunità. Ho provato a fare una simulazione, immaginando che a Genova venisse proposto un altro deposito di bitume a trecento metri dal porto antico. Più o meno è come se si decidesse di spalmare con questo melmoso e puzzolente materiale un’ampia porzione dei magazzini del Cotone, o l’area dello Yacht club, o gli spazi della Fiera o la Fiumara. Che intanto, assicurano i bitumatori, il bitume non fa male, anzi, alcune star se lo fanno spalmare sui glutei perché tra le tante proprietà ha anche quella di ridurre la cellulite.
Scherzi a parte, ma c’è poco da scherzare, lì tra il Priamar e la Torre di Leon Pancaldo, il mare di bitume non ci deve andare. Quindi tutti coloro che hanno responsabilità di scelte e decisioni, dal sindaco agli assessori comunali, provinciali e regionali, devono opporsi fortemente a questa ipotesi aldilà di garanzie sicuramente corrette e procedure legalmente perfette.
Nemmeno la sabbia fa male: c’è chi si fa insabbiare dal collo ai piedi, ma una montagna di sabbia davanti alla Commenda di Pré non ce la vorrei. E neanche una montagna di chinotti canditi, di cotechini di Modena o di tartufi di Alba. Beh, forse sui tartufi farei un’eccezione.
IL COMMENTO
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