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In Comune a Genova la maggioranza che sostiene il sindaco Marco Doria si spacca. Oggetto del contendere: la Gronda di ponente. Sulla quale dicono di no sia Sel sia la Lista Doria, cioè i consiglieri che fanno diretto riferimento al primo cittadino. A Roma, intanto, sta per accendere i motori la macchina per la candidatura della Capitale e dell’Italia all’organizzazione dell’Olimpiade 2024. Con Genova e la Liguria che restano tagliate fuori: non saranno sedi olimpiche.

Le vicende, la Gronda e i Giochi, all’apparenza sono distantissime l’una dall’altra. Invece c’è un sottile filo rosso che le unisce, indissolubilmente. Sapete che cosa dicono al Coni nazionale e al governo? “Difficile parcellizzare le location dove si svolgeranno le gare. E comunque, Genova e la Liguria sono così lontane e irraggiungibili…”. Eccolo, il punto! L’isolamento della regione. Alla faccia delle anime candide che ancora si ostinano a ritenere le cosiddette grandi opere solo una violenza al territorio e una spesa inutile.

Prendiamo giustappunto il caso della Gronda. “I flussi di traffico nei prossimi anni non aumenteranno, anzi sono destinati a calare”. Lo dice lo stesso sindaco genovese e lo afferma, adesso, Autostrade per l’Italia, che l’opera dovrebbe realizzarla e non ha alcun interesse a farlo. Eppure la Gronda serve come il pane agli interscambi portuali e decongestionerebbe un nodo viario che quotidianamente strozza la mobilità dei liguri. E durante le festività e l’estate tiene lontani importanti flussi turistici, perché sempre di più scelgono altre mete per non sopportare certe odissee.

E’ del tutto evidente che quando si guarda a certi investimenti – investimenti, non spese – bisogna traguardare orizzonti temporali che vanno a 50-70 anni minimo. Altrimenti di che parliamo? E’ un fatto, però, che per un possibile evento in programma fra nove anni – nove anni, non domani o dopodomani - la Liguria viene giudicata non pronta. E purtroppo è vero!

Il Terzo valico, la direttissima Fs Genova-Milano, va avanti lentamente e a strappi, l’aeroporto Cristoforo Colombo è in attesa di privatizzazione, ma intanto langue miseramente, la Gronda è lì, sotto gli occhi di tutti, mentre il raddoppio ferroviario Andora-Finale (che completerebbe il doppio binario sulla Genova-Ventimiglia) è iscritto al capitolo prese in giro, dopo che il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha annunciato uno stanziamento di 15 milioni all’anno per i prossimi 15 anni, arrivando a un totale di 225 milioni quando per realizzare l’intervento servono 1,4 miliardi di euro. Tutti ad affannarsi e a ripetere, Lupi compreso, che l’opera è strategica, ma intanto non si fa niente e la Liguria resta al palo, con indicatori economici che ne fanno la regione peggiore del Centro-Nord, sorpassata persino da alcune del Centro-Sud. Complimenti vivissimi.

Per onestà va detto che il ministro Lupi e il governo di cui fa parte ci stanno mettendo del loro, viste le giravolte sul raddoppio Andora-Finale Ligure e sulla Gronda stessa (ora l’esponente dell’Ncd scopre che per finanziarla non si può attingere solo all’aumento dei pedaggi autostradali, pur spalmati su più anni e sull’intero territorio nazionale, un vero regalo ad Autostrade, che vorrebbe la concessione allungata ma senza costruire l’opera). Non si può dimenticare, però, quanto ci hanno messo di proprio le istituzioni locali: gli anni perduti a discutere del tracciato del raddoppio ferroviario del Ponente e quelli gettati al vento sulla Gronda. Qui siamo al paradosso: si è arrivati a un tracciato, figlio di un dibattito pubblico voluto dall’allora sindaco Marta Vincenzi, ma ora che è il momento di andare in Conferenza dei Servizi e chiudere il cerchio c’è sempre qualcuno che alza il ditino mette una zeppa.

A chi la butta sul rispetto del territorio, una sola cosa obietto: le cose si possono fare in modo sostenibile, come usa dire adesso, senza compiere altre violenze idrogeologiche. Ma l’attenzione, doverosa e da pretendere, che bisogna avere per l’ambiente nel suo insieme, non può essere ragione per lasciare la Liguria all’età della pietra nelle comunicazioni con il resto d’Italia e del mondo. Perché ciò si traduce in una decrescita niente affatto felice della sua intera economia. E che cosa ciò significhi lo stiamo già toccando con mano. Lo schiaffo dell’esclusione dalle sedi olimpiche è solo un di più.