
La convinzione dei giudici è basata soprattutto grazie alla perizia sul cadavere del bambino, secondo la quale il decesso sarebbe avvenuto tra le 00.10 e l’1.30 di notte, periodo di tempo nel quale Katerina Mathas era in città alla ricerca di cocaina. “La Mathas quella notte era disinteressata al figlio perché concentrata, invece, sulla necessità di soddisfare il proprio bisogno di droga – è spiegato nelle motivazioni – È verosimile che la donna abbia dato una sommaria occhiata al bimbo, rassicurata dal fatto di averlo trovato nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato”.
IL COMMENTO
Che difficile guidare a Genova strozzata dalle soste in doppia fila
Che l'inse, perché la ribellione parte sempre da Genova?