Secondo quanto scritto dai giudici della Corte d’Assise di Genova, nelle 70 pagine di motivazioni della sentenza dello scorso maggio che ha assolto la Mathas per l’omicidio del figlio, “il comportamento di Katerina la notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 in realtà è soggetto a interpretazioni alternative e non è dunque idoneo ad affermare la colpevolezza dell’imputata”.La convinzione dei giudici è basata soprattutto grazie alla perizia sul cadavere del bambino, secondo la quale il decesso sarebbe avvenuto tra le 00.10 e l’1.30 di notte, periodo di tempo nel quale Katerina Mathas era in città alla ricerca di cocaina. “La Mathas quella notte era disinteressata al figlio perché concentrata, invece, sulla necessità di soddisfare il proprio bisogno di droga – è spiegato nelle motivazioni – È verosimile che la donna abbia dato una sommaria occhiata al bimbo, rassicurata dal fatto di averlo trovato nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato”.
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