Cronaca

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Un'azione premeditata: definiscono così gli inquirenti l'uccisione dell'ispettore capo della polizia Filippo Raciti nel corso degli scontri seguiti al derby tra Catania e Palermo. Ancora più duro il commento del sindaco di Catania Scapagnini che parla di omicidio volontario. "Da una prima valutazione - ha affermato il sostituto della Dda etnea Ignazio Fonzo, dopo il sopralluogo allo stadio Massimino - è difficile stabilire la reale dinamica che ha portato alla tragica morte dell'ispettore Raciti. Quello che possiamo dire al momento e' che negli scontri non c'e' stato nessun coinvolgimento di tifosi rosanero, ma che sono stati coinvolti solo pseudo sostenitori del Catania, con un'azione premeditata". La procura intanto ha disposto il sequestro dello stadio "Angelo Massimino" di Catania per consentire a una commissione di periti che sara' nominata dalla magistratura di verificare e misurare i livelli di sicurezza nella struttura sportiva. Secondo il sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, "Abbiamo assistito a scene da guerriglia urbana, cose intollerabili. Il lancio della bomba carta - osserva il sindaco di Catania - e' avvenuto all'interno dell'auto dove si trovava il poliziotto, quindi con il chiaro intento di uccidere". Per Scapagnini si può "parlare di omicidio volontario. "Giuro a me stesso - conclude - che faro' di tutto e di piu' perche' cose del genere non possano e debbano ripetersi". I poliziotti che ieri erano coinvolti negli scontri sono sicuri: "Gli ultras non si sono scagliati contro i tifosi del Palermo. Volevano noi". Uno degli agenti feriti, Salvatore Renda, di 24 anni, parla di "agguato organizzato dalla tifoseria contro i poliziotti". Una pista seguita anche dai magistrati che hanno compiuto questa mattina un sopralluogo allo stadio e fermato altri 5 minorenni per gli scontri di ieri, che si aggiungono ad altre 9 persone, fra cui quattro minori. Nessuno di loro, pero', avrebbe delle responsabilita' dirette sulla morte di Raciti. "Gli ultras non si sono scagliati contro i tifosi del Palermo. Volevano noi". E' lo sfogo di Alfio Ferrara, uno dei poliziotti che ieri era vicino a Filippo Raciti, l'ispettore capo di polizia ucciso da una bomba carta lanciata dallo stadio di Catania. "Qui è peggio che combattere i mafiosi", incalza il funzionario di polizia, Ivan Maravigna. Mentre un agente ferito, Salvatore Renda, di 24 anni, parla di "agguato organizzato dalla tifoseria contro i poliziotti". Una pista seguita anche dai magistrati che hanno compiuto questa mattina un sopralluogo allo stadio e fermato altri 5 minorenni per gli scontri di ieri, che si aggiungono ad altre 9 persone, fra cui quattro minori. Nessuno di loro, pero', avrebbe delle responsabilita' dirette sulla morte di Raciti. Sospesi tutti i campionati, dalla serie A alle giovanili. Lo ha deciso il commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli, che aggiunge: "Senza misure drastiche non si riparte". Una settimana senza calcio. È già successo dodici anni fa per la morte di Vincenzo Spagnolo, il tifoso del Genoa ucciso da Simone Barbaglia il 29 gennaio ’95 con una coltellata al cuore prima della partita Genoa-Milan. Quello del 5 febbraio 1995 fu un blocco simbolico e di una sola giornata. Stavolta, si ferma anche la nazionale e non si riprende - avverte la Federcalcio - finché non si inverte la rotta. Secondo il padre di Vincenzo Spagnolo a dodici anni da quella tragedia poco è cambiato. A dar la misura della gravità della situazione, l’intervento preoccupato del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha voluto far sentire la sua voce dopo la tragedia di Catania.