cronaca

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"Oggi eravamo in lista col numero 11, ma il primo caso è stato molto lungo e ha occupato tutta la giornata". La sentenza della Corte Suprema di Delhi slitta a martedì prossimo, o forse a quello successivo. "Con la giustizia indiana non hai mai un termine certo, e il caso di mio figlio può essre discusso solo al martedì", dice Marina Maurizio al telefono da Dehli, madre di Tomaso che in India rischia l'ergastolo per una vicenda di quattro anni fa. 

E' la storia di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, lui di Albenga, lei di Torino, che aspettano in cella a Varanasi la sentenza definitiva sul loro destino. Secondo i giudici, i due avrebbero ammazzato il compagno di viaggio Francesco Montis durante un viaggio in India nell'estate del 2010. I tre stavano consumando droga in albergo a Varanasi, dove erano di passaggio, quando Francesco si è sentito male. In ospedale è deceduto. La madre stessa provò a scagionare i due ragazzi confermando che il figlio aveva problemi di salute, ma invano.

"Intanto c'è il vizio di fondo di un'autopsia fatta da un oculista, non un medico legale", attacca la madre di Tomaso. "Inoltre è stata eseguita in condizioni igieniche estreme, mentre a noi non è stata concessa un'ulteriore perizia". Il corpo di Francesco è stato cremato perché assaltato dai topi in asenza di una cella frigorifera. "Non è stato provato un movemte, né è stato spiegato come possa essere stato strangolato. I medici hanno escluso l'uso di lacci, corde o altri corpi esterni. La trachea intatta". La beffa di una sgangherata autopsia che rischia di compromettere il futuro di due giovani arriva dall'ipotesi sull'orario della morte: tra le 8 di sera e le 8 del mattino. Un lasso di tempo eccessivo per diventare prova, in un sistema giudiziario evoluto.

"Tomaso è sereno, tranquillo, aspetta con un po' di fiducia in più il fatto che i giudici prendano in considerazione gli atti. Mio marito di fermerà fino alla fine del mese, io resterò fino a ottobre se sarà necessario". Marina Maurizio dall'India ringrazia anche il ministro Roberta Pinotti, "perché contrariamente a quanto ho letto  segue al vicenda dal 2010. La conosciamo personalmente e fin dall'inizio ha dato il suo sostegno, anmche in forma privata". Anche Albenga, la città di Tomaso, si sà da fare con appelli su Facebook e sui social network. "Il sostegno della mia città è commovente, quelli iscritti al gruppo, lo abbiamo da sempre e da tanta forza a Tomaso. Sentire questo calore gli da molta forza. Come tutti i liguri è molto schivo ma questo gli dà forza".