Ritirare una raccomandata o un atto in posta può trasformarsi in un tormento. La catena di responsabilità parte dal primo anello, il postino trimestrale che ti consegna l’avviso di giacenza, prosegue con le scarse motivazioni di chi sta allo sportello e si conclude con la direzione generale che non ha la minima percezione dei labirinti burocratici in cui costringe l’utente con regole, a dir poco, dissennate. Inefficienze e strutture assurde che per la collettività si traducono in costi esorbitanti.
Andiamo al caso specifico. Un giovanotto assunto per l’estate con contratto trimestrale mi recapita la patente spedita dalla Motorizzazione. Chi riceve non ha i soldi ‘contati’ per ritirarla (17,64 euro), chi consegna non ha il resto di 50 euro. Risultato: “Lascio l’avviso di giacenza, potete ritirarla da domani all’ufficio sotto casa”. Messa così, tutto facile. Invece qui comincia l’avventura irritante e grottesca in un Paese che della burocrazia ne fa il suo principio cardine.
Armato di Avviso di giacenza vado a recuperare la nuova patente, necessaria dopo il furto di quella precedente. Allo sportello faccio i conti con la realtà. “Non posso consegnarla perché è il primo avviso”, dice l’impiegata senza cartellino di riconoscimento che (per regola) dovrebbe identificarla. Quando arriva il secondo? “Almeno tra una decina di giorni”. Se avete la patente, e ho un avviso di Poste Italiane in cui c’è scritto “La informiamo che è a sua disposizione per il ritiro presso l’Ufficio …. dalle ore 10:30 del giorno lavorativo successivo a quello del presente avviso, l’invio sotto indicato: patenti via posta” perché aspettare un secondo invio? “Chiami l’803.160 e se la sbrighi con loro”, la risposta. Cosi rischiate la denuncia per omissione di atti d’ufficio, oltre al fatto che nessuno tra gli impiegati ha un cartellino di riconoscimento: “Faccia la denuncia, tanto…”, sottolinea un altro impiegato.
La morale della vicenda si riassume nell’ultima risposta. Quel “tanto…” che in una parola riassume la condizione del nostro Paese. Strangolato da impiegati con interesse per il prodotto della loro azienda pari a zero perché, secondo loro, intoccabili. Strangolato dalla preparazione di chi viene assunto: chi consegna la posta rappresenta un’azienda strategica (vedere La Poste in Francia per capire) e deve segnalare per primo le storture. Strangolato da una burocrazia assurda che non ti permette di avere un documento importante nonostante il rispetto delle regole indicate, senza capire ancora (e nessuno ha saputo spiegarlo) perché non sia sufficiente il primo avviso di recapito.
Tutto questo alla collettività costa, e molto. Ha un costo il tempo perso da ognuno di noi per sentirsi dire: “Mi spiace ma la regola è cosi”. Ha un costo il tempo perso dagli impiegati per spiegare regole incomprensibili, in uffici spesso fuori norma che alle aziende private farebbero chiudere l’istante dopo. Ha un costo per la Motorizzazione che paga un servizio a Poste Italiane che è un disservizio. Mentre in Parlamento si parla di spending review (analisi della spesa), ogni giorno noi paghiamo sulla nostra pelle il prezzo (salato) della burocrazia.
cronaca
Poste Italiane, il prezzo (salato) della burocrazia
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