cronaca

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Si complica la posizione di Giovanni Berneschi, ex presidente di Carige.

Dopo l'interrogatorio odierno durato 4 ore davanti al Gip, la magistratura genovese ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Berneschi passerà dunque dai domiciliari alla detenzione vera e propria perché avrebbe violato i divieti.
Berneschi è stato condotto nel carcere di Pontedecimo.

Sarebbero state due telefonate intercettate ieri mattina partite dal cellulare della moglie di  Berneschi, all'origine dell'aggravamento della custodia cautelare sollecitato ieri dai pubblici ministeri Piacente e Franz .Secondo quanto appreso, gli inquirenti hanno compreso che Giovanni Berneschi stava dando disposizioni di tipo finanziario tramite la moglie secondo una specie di 'codice' già decrittato dagli inquirenti. Una volta ascoltata la telefonata i pubblici ministeri hanno immediatamente chiesto l'aggravamento della misura restrittiva, dai domiciliari al carcere. Ora si sta cercando di inviduare il personaggio che parlava con la donna(che non risulta indagata) e che rispondeva da un'utenza italiana.




Intanto la Guardia di Finanza ha portato avanti oggi alcune perquisizioni a casa dell'ex presidente di Carige, Giovanni Berneschi, e "in altri luoghi di pertinenza delle indagini".

“E’ sereno e determinato, ha risposto a tutte le domande”, aveva dichiarato l’avvocato Maurizio Anglesio al termine dell’interrogatorio. Berneschi, arrivato in tribunale in auto da un’entrata di servizio, è stato trasferito nel carcere genovese intorno alle 15.

Berneschi, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, si trovava ai domiciliari dalla scorsa settimana, in seguito all’arresto insieme ad altre 6 persone. Ieri sera intanto nuove perquisizioni sono state effettuate dalla Guardia di finanza di Genova in Fondazione Carige. Secondo quanto appreso, le Fiamme gialle hanno sequestrato documenti relativi al ramo assicurativo di Carige.

"A Genova non c'è alcuna talpa. In 7 mesi di indagine su Carige non c'è stata alcuna interferenza da parte di alcuno". Lo dice il procuratore Michele Di Lecce in merito a notizie su amicizie degli arrestati in più ambienti, tra cui palazzo di giustizia. "Se ci sono stati comportamenti censurabili sono relativi a altre sedi e ad altri procedimenti".