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Dopo tensioni e ultimatum, è il momento della tregua apparente tra Genova High Tech e Università sul trasferimento di ingegneria agli Erzelli. L’ateneo genovese, le istituzioni e i soggetti interessati al progetto del Parco Tecnologico dicono in coro: “Andiamo avanti”.


Ma gli interrogativi non mancano su come e a quali costi per l’Università si potrà concludere l’operazione. A Palazzo Tursi si è riunito il Collegio di Vigilanza sull’accordo di programma, è stato sottoscritto un documento ed “è stato ribadito il valore strategico del parco tecnologico e scientifico e registrata la volontà di andare avanti”.

Fin qui gli aspetti condivisi. Ma l’Università ha chiesto tempo: tramontata l’ipotesi di “compravendita di cosa futura” vuole capire come acquisire l’area nella quale sorgerà la facoltà di ingegneria sulla collina degli Erzelli: proprietà o diritto di superficie (la prima ipotesi sarebbe più onerosa, ma preferita da GHT).


I 30 milioni di euro richiesti da Genova high tech, inoltre, vengono considerati insostenibili dall’ateneo che ora procederà a disporre le necessarie perizie di parte. E poi il grande dubbio riguarda la gara europea con cui si andrà a realizzare l’opera: rispetto all’accordo di programma, l’impegno economico potrebbe ulteriormente aumentare: dei 140 milioni di euro necessari, infatti, il rischio è che la parte derivante dalla cessione degli immobili che saranno dismessi da ingegneria nel levante genovese, in questo periodo di crisi, non dia i proventi sperati.

D’altra parte si spera che la crisi consenta avere un ribasso sulla gara europea che sarà predisposta per la realizzazione degli insediamenti agli Erzelli.

Le delibere, inoltre, dovranno anche essere sottoscritte dal Consiglio di Amministrazione dell’Università. E viste tutte le incertezze in campo, sarà richiesta una modifica dell’accordo di programma siglato nel 2007. Anche perché sono tanti i punti ancora da chiarire da parte dell’ateneo: saranno necessari approfondimenti e perizie, saranno coinvolti l’Agenzia del Territorio e l’autorità sui contratti pubblici. Insomma, al di là della volontà di andare avanti, l’Università, a fronte di una operazione così rischiosa e onerosa, non vuole brutte sorprese.