Dopo una lunga e tesa riunione, il consiglio d'amministrazione del Carlo Felice, ha in serata deliberato a maggioranza l'avvio delle procedure di mobilità per 48 dipendenti del teatro lirico genovese. La protesta fuori da Palazzo Tursi non è servita così come non è servito indossare t-shirt con le scritte 'Genova colpita al cuore', 'Divieto di cultura' e 'Pericolo chiusura'.
"“Non avevamo altra scelta – dice in diretta a Primocanale Silvio Ferrari, rappresentante del Comune nel Cda del teatro – E' stato un atto di responsabilità per cercare di salvare il teatro e non chiuderlo. Se dai lavoratori arriverà un segnale diverso rispetto all’accordo che avevamo raggiunto, ma che non hanno voluto votare col referendum, siamo pronti a interrompere le procedure di mobilità”. Presente in studio a Primocanale anche Nicola Lo Gerfo, della Fials: “La responsabilità è di questo cda", ha detto lui.
È stata dunque accolta la proposta che aveva avanzato nei giorni scorsi il sindaco (e presidente della Fondazione) Marco Doria dopo che l'assemblea dei dipendenti aveva votato per il rinvio a settembre del referendum. Il referendum era stato indetto per approvare o respingere il protocollo d'intesa siglato da direzione e quasi tutti i sindacati. Ora si aprirà una lunga, ulteriore vertenza di almeno 45 giorni fra la direzione e i sindacati sul taglio al personale che toccherà tutti i settori.
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