politica

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C’era una volta un partito che combatteva le disuguaglianze sociali ed evangelizzava porta a porta consegnando attraverso “alcuni audaci” di gucciniana memoria copie dell’Unità.

C’erano movimenti di giovani che combattevano contro i “Decreti Delegati” di Scalfaro, contro l’ingiustizia sociale. C’era la lotta di classe, c’era Pasolini, la Melato, la Wertmuller e il suo Mimì Metallurgico. C’era l’Italia della rivolta, delle conquiste laiche, di Moro, don Milani, La Pira e di Enrico Berlinguer.

C’era un’Italia unita con un “partigiano come presidente”, ma c’era l’Italia delle stragi feroci e disgreganti. C’era l’Italia della Prima Repubblica e c’era il secondo ventennio dove “Nietzsche e Marx” si davano la mano, dove il prendi tu che prendo anch’io aveva avuto la meglio sui sogni distrutti di un “sessantotto troppo facile da dimenticare”.

E dopo tanti sogni, un cabaret d’argento pareva offrire finalmente una coalizione fatta di nuovi volti, in grado di risolvere i problemi dei più deboli, di diminuire le pensioni d’oro, di avere una trasparente e non corrotta classe dirigente, di dare misure convincenti alla tanto agognata “piccola media impresa”, di togliere il patto di stabilità per i piccoli Comuni. Insomma, di vedere quella socialdemocrazia alla nordica che permettesse di accorciare le distanze tra i troppo ricchi e i troppo poveri.

E c’era un onesto Bersani che ha dovuto cedere come agnello sacrificale agli sporchi giochi trasversali delle “tante anime” di un partito che di partito non ne ha neanche più il ricalco e di democratico ancora men che meno. Così siamo giunti alla Restaurazione.

Un medesimo scenario simile al Congresso di Vienna che di fatto aveva cancellato l’idea di un’Europa unita governata dai princìpi di uguaglianza partoriti dalla Rivoluzione Francese. E si ritorna all’antico in nome di una “rinnovata” troika Letta-D’Alema-Renzi, con il bene placido del Silvio nazionale, per risorgere dalle ceneri nel peggiore dei modi. A me il governo, a te la Presidenza della Repubblica e a te, se stai bonino bonino, la Segreteria del Partito.

Ma come si fa ad essere uniti a livello nazionale se esistono troppe e diverse anime anche a livello locale? Ci sono i popolari, i socialisti, i comunisti, i cattolici, i laici, i progressisti, i conservatori e i personalisti. E adesso anche i giovani turchi! A Roma come a Genova le segreterie parlano di regole, ma poi sono loro i primi a disattenderle.

E nel piccolo – per parlare del caso più vicino al mio territorio - sono proprio queste pseudo regole che hanno infierito su storici militanti del Circolo di Busalla con una lettera bifirme del segretario provinciale Lunardon e del coordinatore di vallata Pd, Tavella: “Ognuno può fare attività dove ritiene, ma non ha possibilità di proferire parola in merito alle scelte del Circolo di non appartenenza, nonostante ci lavori. E spiace vedere l’amarezza di vecchi compagni – a Busalla si chiamano per esempio Strata e Mangini – che hanno sempre creduto e lottato per l’utopia e sostenuto le direttive di un partito che faceva il bene solo di pochi.

Se questa si chiama democrazia è la stessa democrazia che il Pd ha riservato a Campora, sindaco di Campomorone, vietandogli di partecipare alle primarie perché il suo Comune aveva più di cinquemila abitanti, ma che non ha riservato ad altri come Caleo sindaco di Sarzana che invece di abitanti ne ha quasi ventiduemila.

La stessa democrazia che ha permesso al consigliere regionale Basso di candidarsi alle primarie ed essere eletto alla Camera e non ha permesso a Renzo Guccinelli di poter fare lo stesso.

Quindi le regole valgono solo quando la classe dirigente lo vuole e che cosa ha combinato la classe dirigente, oggi l’abbiamo davanti tutti.

Così aspettiamo il congresso, un rinnovato Congresso di Vienna, per il quale i Metternich romani, liguri e valligiani stanno già posizionandosi, con l’aiuto dei Talleyrand di turno, per ritornare alla Restaurazione di un partito che per vivere avrà sempre bisogno del nulla osta del monarca assoluto.

E allora, viva la Rivoluzione Francese!