Cronaca
ADOZIONI, "MARIA CONTROLLATA DA SPIE KGB"
1 minuto e 5 secondi di lettura
Maria, la bambina bielorussa nascosta per venti giorni dalla coppia affidataria in Italia, verrebbe controllata, con discrezione, da agenti dei servizi segreti bielorussi dopo il suo ritorno nella repubblica di Belarus. Lo afferma il Secolo XIX, un cui inviato in Bielorussia é riuscito a rintracciare la bambina, ospite di un orfanatrofio di Borisov, a 80 chilometri da Minsk, e suo fratello, adottato da una famiglia della vicina città di Zhodino. Alla domanda della psicologa-agente su perché le piace tanto l'Italia, Maria, durante una visita nella bella casa della famiglia che ha adottato il fratello, risponde: "perché ci sono la mia mamma e il mio papà. E le nonne". E la psicologa insiste: "Ma questo è il tuo paese. Lo sai che questo è il tuo paese?". Al fratellino la bambina dice: "Sai, Sasha? la settimana prossima torno in Italia". Maria ha ripreso a studiare nell'orfanatrofio, una dignitosa palazzina di mattoni bianchi, dove vive con altri 22 ragazzini della sua età. "In cortile esce pochissimo e mai da sola - scrive il giornale - le porte del suo orfanatrofio sono sprangate. Operatrici in camice verde vigilano discretamente che non si avvicini nessun estraneo". E la direttrice dell'istituto non conferma neppure che la bambina si trovi lì.
Sponsorizzate
Sabato 13 Settembre 2025
Santagostino inaugura a Genova il più grande poliambulatorio d’Italia, il primo in Liguria
Ultime notizie
- Sampdoria, contestazione dei tifosi al Salone Nautico
- Aperta la nuova moschea di vico Caprettari nel centro storico
- Salis: "Non voglio essere messa in contrapposizione con Schlein, sono la sindaca di Genova"
- Bagnante annega a Voltri, inutili i tentativi di rianimarlo
- Turismo in Liguria, nei primi sette mesi del 2025 turisti aumentati del 2,8%
-
Teatro Sociale di Camogli: la stagione 2025/26 tra il mito di Govi e nuove proposte
IL COMMENTO
Il bicchiere mezzo pieno della scuola senza cellulari. E all'intervallo, spunta una "cirulla"
Matte non c’è più, smettiamola di chiamarle tragedie