L’esito delle elezioni ha rispettato in pieno i pronostici. Il centro destra, così come lo abbiamo conosciuto in questo ventennio, si avvia a scomparire. Non sono affatto scomparsi, peraltro, i suoi elettori. La sinistra ha trovato un nuovo punto di equilibrio, in alcuni casi molto più a sinistra, di Hollande. Il Partito democratico ha avviato un percorso per tornare ad essere il PDS, magari prima o poi rifondendosi con Sinistra ecologia e libertà, e abbandonando definitivamente vocazioni maggioritarie e riformismi liberali. Il Terzo Polo, al quale va riconosciuta coerenza e serietà nel sostegno al governo, non riesce a trovare una compiuta morfologia che vada oltre la somma di parti ormai stanche.
La legittima e motivata protesta contro questa politica (e non contro la politica in generale) trova una collocazione più strutturale nel Movimento Cinque Stelle, nonostante le scomuniche istituzionali. Il clima in Italia e in Europa è tale che Grillo e il “grillismo” rappresentano la faccia pulita ma spesso ingenua di una protesta e di un populismo che altrove, nel continente, assume connotati ben più preoccupanti. Demonizzare Grillo è ingiusto e sbagliato, superarlo è urgente e fondamentale.
Come Italia Futura ha scritto più di un mese fa manca un progetto per il Paese che argini il gigantesco disagio sociale e che sia convincente per quella parte maggioritaria dell’elettorato che ritiene che le risposte alla crisi non siano nelle patrimoniali, nel rinnovato interventismo dello Stato e nella mera difesa dell’esistente. Liberali, democratici, popolari, moderati, riformisti: comunque si vogliano etichettare i milioni di cittadini che credono alle potenzialità di una nazione liberata dalle oligarchie, e dal peso insostenibile di uno Stato debole ma pervasivo, essi sono oggi privi di una credibile rappresentanza politica.
Non sarà attraverso gli strumenti del marketing politico, e dunque i cambiamenti di nome o l’inclusione di qualche personalità pescata dalla società civile o dal governo, che si darà credibilità e sostanza a un’alternativa liberale e democratica che sia in grado di aprire una nuova pagina del rapporto tra Stato e cittadini. Occorre ripartire da una visione e da un progetto capaci di ridare speranza a un paese prostrato e uno scopo ai sacrifici di oggi. Una visione che non potrà limitarsi a riproporre il liberalismo dei ristoranti pieni o il rigore emergenziale del governo Monti.
Per questo l’apertura di un cantiere sui contenuti di un nuovo progetto liberale e democratico è quanto mai urgente. Spetta in primo luogo alle fondazioni, alle associazioni e ai think tank che condividono questo orientamento ideale e che operano ai confini della politica dare un contributo perché il processo si metta in moto. Italia Futura ha fatto le sue proposte. Vedremo nei prossimi giorni se ci saranno la voglia e il coraggio per avviare un confronto. Il secondo elemento fondamentale di una nuova offerta liberale e democratica riguarda il rinnovamento del personale politico.
Non è la leadership che darà ai cittadini la garanzia di un rinnovamento vero, ma l’innesto di tante energie nuove (giovani e donne, in primo luogo) a tutti i livelli. E’ un’operazione che si può fare salvaguardando il buono che nella politica c’è, sia a livello locale che a livello nazionale Contenuti e persone. Per sconfiggere l’antipolitica, e con essa la rassegnazione, bisogna solo tornare alla politica, quella vera.
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