Che brutto segnale. E’ come quando chiude una biblioteca e un pezzo di cultura si spegne. Cultura vera, non da salotti: gente che si ritrova e ascolta, gente che discute e si accalora. Sedici anni di lavoro a Genova, l’obbiettivo raggiunto: aver portato nella città i personaggi della letteratura e del romanzo, della storia e della scienza e averli dati in pasto al pubblico, semplicemente, non mascherati dai linguaggi criptici della critica ufficiale.
I Buonavoglia lasciano. Si arrendono alla crisi, ai tagli che il governo dei tecnici dai maxi-gettoni effettua con l’aiuto della politica bipartizan, sulla cultura che non ha la forza, in Italia, di resistere, minacciare, pesare. Via i circoli, via le piccole associazioni comunali, i teatri di quartiere, le biblioteche, via anche i Buonavoglia. Intanto, in questa contingenza con le pensionai massacrate e i giovani flessibili come giunchi, chissenefrega.
Gianna Schelotto, psicologa e ex senatrice, scrittrice e anima vivacissima dell’associazione, Gianna e le sue “signore intelligenti” sempre pronte a superare difficoltà di ogni genere pur di portare a Genova un nome di spicco, gettano la spugna. E noi tutti perdiamo qualche cosa: una pagina che non leggeremo, una poesia che non reciteremo, un incontro che eviteremo.
Un brutto segnale, altro che spread. Questo sì che ci tocca e fa male. Non al portafogli svuotato, ma alla mente, sempre più inaridita.
Cultura e Spettacoli
Gianna, le "signore dei Buonavoglia" e le valigie
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IL COMMENTO
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