Politica

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Dunque alla fine Scajola ha fatto pesare la sua volontà e Pierluigi Vinai diventa il candidato-sindaco di Genova del Pdl. La linea promossa dall'alleanza Grillo-Biasotti non ce l'ha fatta soprattutto per un' inesperienza generosa nel gestire gli ingranaggi di un partito che non c'è. Erano spuntati tanti nomi, alcuni davvero innovativi, in particolare quello di Roberta Ogliaro o di Enrico Bartolini o, alla fine, di Giancarlo Vinacci. Ma erano nomi che si scontravano contro alcuni ostacoli ingombranti. Come una scarsa popolarità e oggi vale di più la popolarità che l'esperienza, più la notorietà che l'ideologia di partito. Oppure bisogna passare sotto il giogo delle primarie come ha fatto il centrosinistra e rischiare.

In aggiunta a questi problemi, l'impossibilità di fornire garanzie, frase che si traduce così: se perdi e non diventi sindaco ti facciamo eleggere deputato o senatore. Per essere eletti nel 2013 occorreranno molti fattori e non basterà più il viatico del Cavaliere e figuriamoci quello di Scajola il cui nome, ormai, è indissolubilmente legato (vero o falso che sia il caso) all'acquisto della casa al Colosseo.

Ecco che Pierluigi Vinai, cattolico democratico, leader dei movimenti di volontari, uomo di profonda fede e di inossidabile fedeltà, capace però (e ricordiamo proprio un' intervista che lui fece alcuni mesi fa a Primocanale) di prendere le distanze anche dai Grandi Capi, è l'unica chance possibile.

Allora, Vinai scenda in campo. Decisione eroica (politicamente) perché Genova è naturalmente rossa, magari con tonalità più o meno sfumate, ma rossa. Dovrà dare l'assalto alle truppe di Marco Doria forti sempre di più, ma prima di tutto sbaragliare le avanguardie di Enrico Musso che ha addirittura il placet di Casini e le falangi di Edoardo Rixi il cui peso va ben al di là dei voti del popolo leghista.

Vinai tenterà, se si candida, si rinserrare le fila, di dare la carica ai cattolici che spesso si sentono (a ragione) senza voce, ma anche provare a sperimentare qualche cosa di nuovo. Un' impresa che si giocano solo lui e Musso. La tanto richiesta forza moderata, terza forza, alternativa a destra e sinistra, attenta ai professori ma senza farsi ammaliare dalla snobistica furbizia di Monti & C., capace di essere rappresentanza della middle class abbandonata a se stessa.

Tutto ciò senza rete. Senza promesse di futuri romani perché gli attuali parlamentari che rischieranno tutti nel 2013 il cadreghino, stanno alzano muri di difesa e scavando trincee che sembrano voragini per sbarrare il passo agli assalti dei novizi. Magari delusi.