Cronaca

5 minuti e 15 secondi di lettura

A tutti i dipendenti Fincantieri.
L’accordo nazionale sottoscritto presso il Ministero del Lavoro lo scorso 21 dicembre tra Fincantieri e FIM-CISL, UILM-UIL, UGL Metalmeccanici, FAILMS e FAILMS CISAL rappresenta un risultato di grande rilievo ottenuto a fronte di un grosso sacrificio da parte dell’Azienda e ha lo scopo in primis di salvaguardare i livelli occupazionali mettendo in sicurezza i lavoratori Fincantieri in una fase di estrema difficoltà.
L’ accordo nazionale segue quelli locali sottoscritti nei mesi precedenti nei siti di Monfalcone, Muggiano, Riva Trigoso, sede Fincantieri di Genova, sede Fincantieri Palazzo Marineria di Trieste, con l’approvazione pressoché plebiscitaria dei lavoratori qui operanti.
Sono questi  i punti cruciali in cui si articola l’accordo raggiunto:

- la salvaguardia di tutti i siti produttivi, grazie a un programma di razionalizzazione ed efficientamento dell’intero sistema aziendale;
- l’assenza assoluta di licenziamenti forzosi a fronte di una riorganizzazione gestita con il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (CIGS) per due anni e successivamente alla mobilità volontaria;
- conferma dell'anticipazione da parte aziendale dell'assegno di cassa Integrazione e conferma anche delle misure integrative all’assegno di CIGS a carico dell’Azienda, ovvero riconoscimento, a conferma dell'accordo del 1/4/2009, dei ratei di tredicesima, ferie, PAR, Premio di Produzione, nonché Premio di Programma, ticket per la partecipazione ai corsi di formazione e relativa indennità di trasporto (che portano il valore medio mensile di tale assegno a € 1.700 lordi per gli operai e € 1.850 lordi per gli impiegati che corrisponde, nel complesso mediamente ad un netto di € 1.400 circa);
- l’incentivazione all’esodo per quei lavoratori con i requisiti per la pensione nel periodo 2012/2016 (siti Centro Nord) e 2012/2017 (siti Sud), e che decideranno di non opporsi alla messa in mobilità, corrispondente ad un importo mensile che, aggiunto all'indennità di mobilità netta, garantisca agli interessati il 75% della loro retribuzione individuale mensile per tutti i mesi di permanenza in mobilità.
- L’incentivazione all'esodo, pari a 12 mensilità lorde di stipendio, per i lavoratori, che pur non accedendo ai benefici pensionistici, accettino volontariamente la messa in mobilità. Se questi lavoratori lo desidereranno inoltre, l'azienda sosterrà attraverso società specializzate "in outplacement" la loro ricerca di una nuova collocazione .
- La messa in atto di tutte le modalità concordate per reimpiegare i lavoratori e limitare laddove possibile il ricorso alla CIGS, quali concessioni di part-time volontario, trasferimenti volontari su altri siti, riqualificazioni e riconversioni attraverso la formazione ad altre attività aziendali, ecc.

L’Azienda, in presenza della drammatica crisi, ormai strutturale, che ha colpito il mercato (sia per numero di navi ordinate che per il livello dei prezzi) ha fatto ogni sforzo per garantire lo sviluppo di nuovi business, il rafforzamento di quelli già acquisiti e per limitarne gli oggettivi oneri sociali.

Si è però doverosamente preoccupata anche di non pregiudicare, accollandosi costi insostenibili, la continuità aziendale e di non mettere quindi a rischio TUTTI i lavoratori Fincantieri, ai quali viene richiesto un forte impegno per l’efficientamento del sistema aziendale, senza il quale, come più volte ribadito, sarà impossibile fronteggiare la concorrenza internazionale.

Alla luce di quanto fatto e nell’attuale contesto di mercato caratterizzato da una feroce competizione tra le società cantieristiche, risulta evidente il comportamento autolesionistico di alcune minoranze, rispetto agli oltre 8000 dipendenti di Fincantieri, presenti negli stabilimenti di Sestri Ponente e Palermo che stanno mettendo in atto sistematicamente azioni che compromettono gravemente il regolare avanzamento dei programmi pregiudicando il rispetto dei tempi di consegna.

In particolare per Sestri le agitazioni traggono motivazione dal previsto fermo delle attività per mancanza di carico al termine della commessa in corso, situazione che peraltro ha già toccato altri siti aziendali quali Ancona e Castellammare di Stabia e che certo non verrebbe sanata dirottando tronconi da altri cantieri anch’essi non operanti a pieno carico. Tale operazione, peraltro, sarebbe  impossibile sul piano tecnico-economico.
Il timore che ciò possa preludere ad un disimpegno dell’Azienda dallo stabilimento è pretestuosamente sollevato dalla FIOM strumentalizzando la limitata entità di investimenti previsti sul sito nel biennio 2012-2013 nel Piano presentato dalla Fincantieri. Tale considerazione non tiene evidentemente conto che il cantiere di Sestri nel biennio 2012-2013 sarà pesantemente interessato dai lavori di “riempimento a mare” previsti nell’Accordo di Programma sottoscritto in data 28.07.2011 (con un impegno in termini di investimenti di € mln 70) e che conseguentemente sugli impianti in tale periodo non possono essere operati che interventi di manutenzione ordinaria.

Quanto allo Stabilimento di Palermo, lo scorso 20 dicembre è stato sottoscritto un Accordo a livello locale con Fim-CISL, UILM-UIL, FAILMS e UGL  che prevedeva, tra l’altro, la conferma della continuità delle attività dello stabilimento (di Riparazione,Trasformazione e Costruzione) e la gestione delle eccedenze ( che l’Azienda si impegnava a limitare da 175 a 140 unità) utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali disponibili e dove possibile la riallocazione in ambito aziendale. Senza licenziamenti forzosi. Tutti i punti qualificanti di tale accordo sono stati riconfermati in quello nazionale  sottoscritto in sede di Ministero del Lavoro .
 In tale contesto le agitazioni in corso appaiono incomprensibili e possono addirittura compromettere la continuità produttiva dello stabilimento. E’ doveroso ricordare che Fincantieri si è fatta carico di mantenere in piena attività il cantiere pur  in assenza degli interventi di costruzione e ammodernamento  dei bacini, che, oggetto di accordi da anni, non hanno ancora trovato concreta attuazione.

Corre l’obbligo infine  di denunciare queste forme di lotta che minano la fiducia degli armatori (  ci è stato già formalmente comunicato da alcuni di questi l’intenzione di ritirare le navi in lavorazione presso un nostro cantiere) e che ostacolano, con il rischio addirittura di farle sospendere, le trattative commerciali che, in questo momento di difficoltà, Fincantieri sta portando avanti .
Tutto questo ci fa sorgere il dubbio che chi parla e lotta per affermare la strategicità della cantieristica operando con tali metodi, persegua in realtà altri fini che non sono quelli dell’interesse dei lavoratori e della società.