Jannik Sinner, 22 anni, è il nuovo numero al mondo. Il ritiro di Djokovic dal Roland Garros, ha permesso al tennista azzurro di salire sul tetto del mondo. "Felice di avere questo numero in classifica - le sue parole dopo la commozione appena ricevuta la notizia - contento anche per l'Italia e per tutto il movimento. E' molto importante rimanere il ragazzo che sono. E questa è una cosa che posso controllare. Un successo non potrà cambiare la mia persona. Alla fine è solo un numero, finisce li, ma dietro al tennis c'è una vita normale". E io sono un ragazzo normale, mi piace talvolta andare sui go kart, fare cose normali con le persone a cui voglio bene".
Nei successi di Sinner c'è molta Liguria. Già perché il nuovo fenomeno del tennis mondiale è arrivato nella nostra regione all'età di 14 anni per approdare alla prestigiosa accademia di Riccardo Piatti a Bordighera.
Ed è lì Jannik è sbocciato sotto l'occhio attento di Piatti, che come allievi ha avuto Djokovic e Raonic, Furlan e Ljubicic, Camporese e Gasquet. Non solo il tennis però: tra i campi di terra ed erba sintetica ha anche imparato il suo italiano dopo essere cresciuto parlando tedesco. "In Sud Tirolo ci si sente italiani perché si è cresciuti in Italia - disse in un'intervista a l'Equipe - ma la prima lingua è il tedesco e all'inizio non capivo niente di quello che mi dicevano, la gente pensava che fossi irlandese... È in Liguria che ho realmente imparato l'italiano".
E il suo primo vero allenatore Piatti nel 2018 parlava così di Jannik: “Parliamo di un ragazzo dalle qualità molto interessanti – spiega Riccardo Piatti –, perché è dotato di un buon fisico e di un’ottima educazione al lavoro e al sacrificio, che nel tennis rende tutto più semplice. Il suo programma è finalizzato alla crescita e alla prevenzione degli infortuni, e per il momento non badiamo molto ai suoi risultati. Ci preme soprattutto che si formi nel modo corretto, per metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio”.
E proprio il coach ligure qualche tempo fa raccontava un aneddoto di Jannik: «Se le incorda da solo. Lo ha imparato fin da piccolo, perché secondo la sua famiglia più si è autosufficienti meglio è. Lo fa sia negli allenamenti che nei tornei, e con i primi guadagni ha voluto fare un investimento e si è comprato una macchina incordatrice da 700 euro». Campioni si nasce.
IL COMMENTO
Il senso civico di Besi
Fare sindacato non vuol dire che il governo sbaglia tutto