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Dopo il trionfale successo nel derby, restano i guai giudiziari dell'ex presidente e i timori di possibili conseguenze sulla società
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E' finita tra cori e sfottò, la magica notte del derby vinto nettamente dalla Sampdoria, che grazie al 3-1 rifilato al Genoa nel segno di Gabbiadini e Caputo si è portata a quota 18 in classifica, allontanandosi dal fondo e distaccando i cugini di otto lunghezze. Non era scontato che la squadra blucerchiata, pur superiore tecnicamente al Genoa, riuscisse così agevolmente nell'impresa di aggiudicarsi la stracittadina, al termine della settimana più brutta nella storia della Sampdoria, con l'arresto e poi le dimissioni del presidente Massimo Ferrero, che ha seguito la partita dalla sua cella di San Vittore.

D'Aversa è stato bravo a gestire la situazione e ha schierato una formazione con un centrocampo finalmente all'altezza, i giocatori sono stati ancora più bravi ad interpretare la gara ed i tifosi, tornati a riempire la Gradinata Sud, hanno dato la spinta e il calore necessari alla riuscita dell'apoteosi finale.

Il risultato non è mai stato in discussione e Audero non ha dovuto compiere nemmeno un intervento degno di nota, anche se Hernani aveva avuto la palla per riaprire il match ma l'aveva sprecata malamente. Tutto è bene per la Sampdoria ciò che finisce bene e il prossimo impegno, domenica 19 dicembre alle 18 al “Ferraris” contro il pur indomito Venezia, potrebbe rappresentare l'occasione per portarsi a quota 21, con una partita ancora da disputare, all'Olimpico con la Roma, prima del giro di boa.

Insomma, sul campo la Samp ha rialzato la testa, ben sapendo che fuori dal rettangolo verde si disputa una partita altrettanto importante, anzi di più, quella del futuro societario, nebuloso ed incerto, soltanto mascherato dalla bella vittoria nel derby. Lì la palla, quantomai scottante, sarà nelle mani di creditori, giudici e tribunali contro i quali super Gabbiadini – a proposito, anche il terzo gol al Genoa va riconosciuto a lui – nulla potrà fare, pur essendo entrato nella storia dei marcatori più prolifici della stracittadina, con gente del calibro di Baldini, Milito e Mancini.