Porto e trasporti

In discussione i piani futuri, la ripartizione delle quote e l'aumento di capitale
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di Matteo Cantile

GENOVA - Il prossimo Consiglio di Amministrazione dell'Aeroporto, in programma per questo venerdì, promette di essere un momento cruciale per la società che gestisce il Colombo. Con un'agenda densa che include la discussione sul bilancio, l'ipotesi di aumento di capitale e il piano per i prossimi anni (pochi, visto che la nuova gara europea che azzererà ogni cosa è attesa per il 2029), le tensioni sono palpabili tra i membri del Cda.

Al centro del dibattito c'è il piano strategico proposto da PWC, che ha assunto un ruolo predominante nella definizione del futuro dell'aeroporto. La consegna del piano a un soggetto esterno ha sollevato interrogativi sulla reale autonomia decisionale all'interno del Cda, dove sembra che le opinioni siano divise e non tutti i voti siano garantiti a favore delle proposte presentate.

Una delle principali incognite riguarda il bilancio, la cui vera natura non è ancora stata rivelata. Si vocifera di una perdita stimata intorno ai 3.7 milioni di euro, una cifra che potrebbe influenzare significativamente le decisioni future, inclusa l'ipotesi di un aumento di capitale di circa 4 milioni di euro.

Da un lato, i soci pubblici, che rappresentano i cittadini, devono valutare attentamente se coprire le perdite e diluire la propria partecipazione o cercare alternative per mantenere il controllo dell'azienda. Questo è un punto particolarmente controverso perché chi rappresenta un'azienda pubblica deve poi rendicontare alla Corte dei Conti ogni decisione in merito a investimenti, massimamente quando si tratta di società in perdita. Ma non c'è solo questo: perché anche consentire ad altri il diritto alla ricapitalizzazione (e quindi a una modifica dell'azionariato) può costituire un rischio per gli amministratori pubblici che sono chiamati a difendere l'attuale valore delle quote in loro possesso. 

Dall'altro, la presenza di Adr (Aeroporti di Roma, controllato dalla famiglia Benetton) come socio privato aggiunge un ulteriore livello di complessità alla situazione. Le voci che suggeriscono la possibile uscita di Adr dall'azionariato e la sua sostituzione con nuovi investitori mettono in discussione l'equilibrio di potere all'interno della società.

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Che, va ricordato, è attualmente partecipata dall'Autorità di sistema portuale (a maggioranza con il 60% delle quote), Camera di Commercio di Genova (che detiene il 25%) e poi proprio Adr (con il 15%). Chi stabilirà il prezzo per consentire a soci privati di entrare nella compagine azionaria? Quanto è importante il ruolo dell'advisor PWC in questa operazione? La scelta dei soci privati dovrà essere effettuata tramite un bando? 

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Dopo il Cda di venerdì ci si aspetta che alcuni dei punti critici siano più chiari, ma il cammino verso una soluzione definitiva rimane incerto. Le decisioni sull'azionariato e sul futuro della società saranno oggetto di intense discussioni, con l'eventuale ingresso di nuovi azionisti e la possibilità di vedere i Benetton uscire dalla scena.