Porto e trasporti

Il direttore aveva guidato lo scalo assieme al presidente Paolo Odone, recentemente scomparso
2 minuti e 57 secondi di lettura

GENOVA – L'aeroporto di Genova cambia pelle o almeno ci prova: si è chiusa, infatti, la carriera professionale di Piero Righi, il direttore generale che a metà novembre era stato sostituito nell'incarico da Francesco D'Amico e che per un mese e mezzo ha affiancato il suo successore. Righi, 64 anni compiuti lo scorso luglio, ha scelto di sfruttare la possibilità concessa dalla cosiddetta “quota cento” per andare in pensione, una decisione che gli preclude ogni ulteriore incarico. “Dedicherò tempo alla mia famiglia, una cosa che desidero fortemente – ha detto l'ex direttore - e spero di potermi impegnare un po' nel sociale, ho tanta esperienza anche in organizzazioni internazionali e vorrei dare il mio contributo da volontario”.

L'addio di Righi chiude di fatto l'era caratterizzata dal direttore uscente e dall'ex presidente Paolo Odone, scomparso nell'aprile scorso: i due manager avevano guidato assieme il Colombo per molti anni, imprimendo una forte accelerazione alla trasformazione dello scalo. Odone era stato nominato alla presidenza nell'estate del 2017, Righi aveva invece assunto l'incarico nella primavera del 2018: sono stati anni cruciali per il Colombo, dapprima protagonista di un'importante crescita nei volumi di traffico e poi schiacciato, come tutti gli aeroporti del mondo, dalla crisi del Covid.

La situazione attuale è fortemente interlocutoria: l'offerta dell'aeroporto di Genova è oggettivamente scarsa, frustrata da una posizione geografica non facile (con lo schiacciamento generato dal triangolo Nizza-Milano-Pisa) e dal comportamento di Ita Airways, non dissimile dalla sua progenitrice Alitalia. L'ex compagnia di bandiera rappresenta, in buona sostanza, un costante ostacolo allo sviluppo del Colombo.

Che però deve pensare a sé stesso e trovare nuova linfa. Sul lato infrastrutturale i passi in avanti sono tangibili: la nuova aerostazione è in corso di realizzazione, con i lavori di ampliamento che sono iniziati nel 2022 e che saranno ultimati nell'anno che sta per cominciare. Un vestito nuovo per il Colombo era atteso da tempo, anche perché la struttura sente inevitabilmente il peso degli anni. Il rischio, però, è quello di trovarsi un aeroporto bello ma vuoto, con pochi voli giornalieri e scarsi collegamenti.

La missione che le autorità locali si sono dati è quella di sviluppare un city airport che riesca a collegare Genova ai principali hub internazionali: disporre di servizi costanti sui più importanti aeroporti europei (Roma in primo luogo ma anche Monaco di Baviera, Parigi, Londra, Amsterdam e Madrid) consentirebbe ai passeggeri che volano dal capoluogo ligure di percorrere una via breve per raggiungere i quattro angoli della terra. Al momento, dopo il già citato boom pre Covid, siamo molto lontani dal raggiungere questo risultato e i piani di sviluppo non sono chiari: l'obiettivo dichiarato è il raggiungimento dei 2 milioni di passeggeri e la distanza da colmare per arrivarci è molto significativa.

Vi è poi il problema della governance dello scalo: il Colombo è gestito a maggioranza dall'Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale assieme alla Camera di Commercio di Genova e alla società Aeroporti di Roma (a sua volta controllata dalla famiglia Benetton, la stessa che gestiva le autostrade ai tempi del crollo del ponte Morandi e che controllano oggi il concorrente aeroporto di Nizza). Questa configurazione è destinata a cambiare, almeno secondo la volontà di uno degli 'uomini forti' che giocano questa partita, il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi: “Trovo che sia sbagliato che un'Autorità portuale gestisca a maggioranza un aeroporto – aveva detto a Primocanale – è giusto cercare nuovi partner privati”. Rixi aveva anche tracciato l'identikit dei gruppi industriali a cui proporre le quote del Colombo: i papabili sono le compagnie crocieristiche, Msc e Costa su tutti, che possono essere fortemente interessate alla gestione dell'aeroporto nel quadro del loro core business, le crociere, appunto.