cronaca

L'ospedale genovese scelto dall'istituto superiore di sanità
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L'ospedale San Martino è una delle eccellenza in ambito nazionale per quanto riguarda l'affidabilità dei test sierologici. Il test sierologico permette di rivelare gli anticorpi che qualsiasi individuo produce in risposta a un’infezione (o a una vaccinazione). In questo caso si tratta di ricercare quelli diretti verso le principali proteine del virus Sars–Cov–2, che è responsabile di Covid–19. Alcuni di questi anticorpi sono diretti verso le proteine esterne che il virus utilizza per attaccarsi alle nostre cellule: si chiamano “neutralizzanti” perché neutralizzano il virus e impediscono la prima fase di attacco, e sono spesso identificati come anticorpi “protettivi”. Dunque i test sierologici ci dicono che una persona ha superato l’infezione e che potrebbe essere protetta.
 
Le ricerche al San Martino vanno avanti. "Sono tre le domande a cui dobbiamo dare risposta - spiega Andrea Orsi, professore di Igiene e medicina all'Università di Genova -. La prima domanda è dopo quanto tempo vengono fuori gli anticorpi proteggenti? La seconda è quanto tempo restano nel nostro corpo? E la terza è se questi anticorpi ci danno una protezione nei confronti di eventuali nuove infezioni?". Prima però il docente spiega che vanno stabilite le regole del gioco, ovvero se i test sierologici funzionano o non funzionano?.

E qui entrano in gioco gli specialisti del San Martino che stanno studiano la situazione. "Lo scopo di questo gruppo di lavoro coordinato dall'istituto superiore della sanità vede capofila l'ospedale San Martino è quello di stabilire una griglia di valutazione per stabilire quali test funzionano di più quali di meno, questo perché molte cause produttrici ma anche istituti pubblici stanno producendo in proprio dei test sierologici. I test che noi utilizziamo al San Martino sono diversi e noi li stiamo usando tutti mettendoli a confronto tra di loro per capire quale è il migliore". Al momento una risposta certa non c'è. "Siamo a cento giorni dalla comparsa del virus - aggiunge Orsi - e quindi stiamo andando avanti con le conoscenze".

DIFFERENZA TEST SIERLOGICO E TAMPONE - Sono due test diversi che vedono cose diverse in tempi diversi. Le analisi sul tampone mettono in evidenza il virus. Il test è molto sensibile e risulta positivo nella prima parte della ma-lattia, quando il sistema immunitario non è ancora capace di produrre una risposta efficace. Poi, sempre ipotizzando che Covid19 sia una infezione acuta autolimitante, il sistema immunitario incomincia a elaborare le prime armi di difesa. A questo punto compaiono i primi anticorpi prodotti dall’organismo, di tipo IgM, che si possono rilevare con un esame sierologico già dopo 5–7 giorni dall’infezione, e di solito raggiungono un picco verso la seconda settimana, poi scompaiono. Le IgM dicono che l’infezione è recente. Più robusta è invece la produzione di anticorpi di classe IgG, che compaiono dopo e durano nel tempo. Quasi sempre in presenza di IgG specifiche, il virus scompare e il tampone è negativo: il sistema immunitario ha vinto la sua battaglia. Quindi il test sierologico ci può dire se una persona ha superato la malattia, ma non può sostituire il tampone, perché classificherebbe gli infetti solo quando è ormai tardi per isolare il paziente.