politica

Monito da Mise e aziende esterne ai franco-indiani
5 minuti e 36 secondi di lettura
Consiglio regionale straordinario in Liguria sul recesso di ArcelorMittal per l'affitto degli impianti ex Ilva e sulle ripercussioni che potrebbe avere sullo stabilimento di Genova Cornigliano. Il M5s ha presentato una mozione in cui affronta il tema ambientale ma non quello occupazionale. L'obiettivo dell'assemblea era quello di trovare una sintesi su un documento unitario da presentare a Roma al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che incontrerà il presidente della Regione Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci.

Con la sua mozione, Il Movimento 5 Stelle ha chiesto "la bonifica dall'amianto dell'ex centrale termica dello stabilimento di Cornigliano, uno studio sull'impatto e sul rischio ambientale derivante dalla diffusione delle fibre di amianto, un processo di coinvolgimento dei cittadini e dei lavoratori interessati".

La Lega, con il capogruppo Franco Senarega,
ha presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta a "intraprendere tutte le iniziative affinché il Governo metta in campo tutte le azioni necessarie a garantire la continuità produttiva e la tutela occupazionale". La mozione del consigliere del Gruppo Misto Giovanni Boitano invita il Governo a "salvaguardare i posti di lavoro e scongiurare la rescissione del contratto di ArcelorMittal".

"Il M5s ha già fatto danni sul caso ex Ilva
, eviterei di aggiungere confusione al danno già fatto. Il caso ex Ilva è drammaticamente serio, si può conciliare ambiente e produzione? Certamente si'", ha dichiarato il presidente Toti in Consiglio regionale a proposito della mozione del M5s. "La seconda potenza industriale d'Europa ha il dovere di conciliare lavoro e ambiente, c'era un piano di ambientalizzazione per Taranto, c'era un accordo, c'è un contratto. Prevedeva uno scudo legale, se è stato abolito con il voto del M5s ma anche del Pd, di Italia Viva e di tutti coloro che piangono lacrime di coccodrillo, credo che il Governo e il Parlamento debbano solo rimediare all'errore".

La Procura di Milano che indaga su ArcelorMittal, sul caso relativo al recesso dal contratto d'affitto dell'ex Ilva, punta a portare i primi esiti degli accertamenti effettuati in questi giorni nella causa civile con udienza fissata per il 27 novembre sul ricorso d'urgenza dei commissari Ilva. Uno dei focus dell'inchiesta sulla presunta 'crisi pilotata' è l'acquisto a prezzi gonfiati di materie prime da una società brasiliana e attraverso un'altra di trading.

OK UNANIME A ODG 'SALVA-ILVA' -
Il Consiglio regionale della Liguria, al termine della seduta straordinaria monotematica sul caso ex Ilva, ha votato all'unanimità un ordine del giorno che impegna il presidente e la giunta "a intervenire presso il governo al fine di assicurare il mantenimento della filiera dell'acciaio in Italia, compresa la lavorazione a caldo presso lo stabilimento di Taranto, elemento fondamentale per la difesa della capacità industriale e produttiva del Paese e a considerare una forma di tutela legale e penale in una nuova formulazione valida erga omnes per non offrire alcun pretesto di natura giuridica ad Arcelor Mittal per giustificare il recesso". Il documento impegna inoltre il governatore Toti e la giunta di centrodestra "a chiedere ad ArcelorMittal il rispetto di tutte le intese siglate col governo e le organizzazioni sindacali a partire dalla piena applicazione del piano ambientale, dal conseguimento degli obiettivi di produzione previsti dal piano industriale e dalle garanzie per il mantenimento dei posti di lavoro e dei livelli retributivi e ad intervenire presso il governo per assicurare, alla luce della legittima azione della magistratura di Milano, che gli altoforni di Taranto non vengano spenti qualunque sia l'esito delle trattative in atto".

GARANZIE PER CORNIGLIANO -
Per quanto riguarda lo stabilimento di Cornigliano, con l'ordine del giorno approvato dal consiglio regionale viene chiesto al governo di "garantire la piena applicazione dell'accordo di programma, in particolare per quanto riguarda il mantenimento dei livelli occupazionali e le garanzie sui livelli retributivi ivi incluse tutte le forme di integrazione al reddito che quell'accordo presupponeva, di garantire il mantenimento e lo sviluppo dell'unità produttiva di Genova Cornigliano e di attivare un'azione concreta e monitorata, affinché vengano assunte tutte le iniziative più opportune finalizzate all'attuazione delle opere di bonifica della ex Centrale Termica dell'ex llva di Genova Cornigliano".

FALSE COMUNICAZIONI AL MERCATO -
I pm di Milano si concentrano sui comunicati stampa delle ultime settimane in particolare su quello del 15 ottobre scorso che annuncia la nomina di Lucia Morselli come presidente e amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, in sostituzione di Matthieu Jehl. Si tratta del filone dell'inchiesta milanese sulle false comunicazioni al mercato. In particolare, nel comunicato di ottobre, che si trova sul sito del gruppo, la Morselli dichiara come "Non esiste forse oggi in Italia una sfida industriale più grande e più complessa di quella degli impianti dell'ex Ilva. Sono molto motivata dall'opportunità di poter guidare ArcelorMittal Italia, e farò del mio meglio per garantire il futuro dell'azienda e far sì che il suo contributo sia apprezzato da tutti gli stakeholder". Parole che, secondo l'accusa, vengono meno con la decisione successiva del gruppo franco-indiano di lasciare Taranto e l'atto di citazione del 4 novembre con cui ArcelorMittal chiede di recedere dal contratto di affitto e dà il via alla causa civile davanti al tribunale di Milano.

MONITO A MITTAL DAL MISE -
"Stiamo cercando di riportare Mittal all'impegno che aveva sottoscritto un anno fa, che prevedeva un piano industriale con 10.700 persone che lavorano e 6 milioni di tonnellate produzione di acciaio nello stabilimento", ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sottolineando che l'azienda "ha detto che 4 milioni di produzione sono strutturali. Se questa è la condizione industriale per noi non è accettabile". Patuanelli ha ricordato di avere incontrato ArcelorMittal "una settimana dopo l'insediamento" a settembre e che già allora "l'azienda che mi ha prospettato 5mila esuberi e 4 milioni al massimo di produzione", oltre alla "necessità di non pagare il canone affitto e all'impossibilità di rispettare il piano industriale". E a inizio novembre, mentre si presentava la richiesta di recesso, "già i capannoni erano vuoti".

MONITO A MITTAL DALLE AZIENDE - "Qualcuno si preoccupasse di risolvere subito il problema dei pagamenti e che questi siano completi, altrimenti giovedì lo stabilimento si spegne tutto perché vogliamo i soldi. I lavoratori devono portare il pane alle loro famiglie", ha detto Vladimiro Pulpo, imprenditore e capo della sezione autotrasportatori di Confindustria, che partecipa al presidio davanti alla portineria C dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto delle aziende dell'indotto che rivendicano il pagamento delle fatture da parte della multinazionale. "Noi fino a quando non abbiamo notizie sicure non ci muoviamo".