cronaca

Su tutto l'ombra del Covid che cancella i volti e taglia le emozioni
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 Ed ecco che ci risiamo, con la scuola, gli zaini, le code per il traffico "scolastico", i compiti, la corsa allo scuolabus. Quest'anno per me è stato un primo giorno di scuola doppio, due figli, uno in prima media e una in prima elementare. Un doppio debutto come sempre carico di commozione perchè il tempo passa e non piace a nessuno invecchiare. 


Grembiulino blu con coolletto inamidato (per pochi minuti, sia chiaro) per la piccina di casa, entusiasta da mesi per questa nuova avventura: era dal 31 luglio, quando ha finito l'asilo, che faceva il conto alla rovescia chiedendomi quando mancava all'inizio della scuola elementare. Eccitazione per l'acquisto di cartella e materiale scolastico, curiosità per i nuovi compagni e "non vedo l'ora di prendere il pulmino". 


L'altro, il "grande", che fra poco è più alto di me, forse fa ancora più impressione ed emozione, perchè a dieci anni si sa già che di bello, ad andare a scuola, c'è poco visto che poi bisogna fare i compiti. Sarebbe tornato volentieri alla prima materna, ha già capito come vanno le cose. Si inizia ad andare a casa a piedi da soli, perchè alle medie lo scuolabus non c'è, ma almeno c'è il telefonino per essere sempre a portata di mamma. 


In entrambi i casi il "marchio Covid" si è fatto sentire: vedere quegli occhioni sgranati, in alcuni casi spaventati, spuntare dalle mascherine fa un po' male. Intendo vedere solo gli occhi e null'altro dei visi, anche dei genitori, che probabilmente non saprai mai, in certi casi, che volto hanno al completo di naso, bocca e mento
. E i professori? Idem, chissà che faccia hanno.


E' il terzo anno di scuola che questo accade: gite mai fatte (che peccato), ginnastica ridotta o saltata, il flauto che non suonerai mai perchè è a fiato e col Covid non si può, al massimo la pianola. Quel torneo Ravano che mio figlio ha sempre sognato, e che rimarrà solo un sogno, appunto. Quel termine che abbiamo imparato, "in presenza", che vuol dire che per fortuna non si studia da casa. Il Covid ha cancellato e sta cancellando molte emozioni. E sta letteralmente piegando le schiene degli studenti che non possono più lasciare i libri a scuola come un tempo, così ogni giorno avanti e indietro con le cartelle piene, strapiene: l'anno scorso quella di mio figlio è arrivata a 12kg, la ha pesata! Insomma, tutto riparte, con la speranza che il prossimo anno si torni alla vità pre-Covid, per il bene di tutti e per far rivivere le vecchie emozione  al completo.